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Questo articolo è stato aggiornato il Marzo 30, 2015
Se a Sevilla durante la settimana santa, potreste incontrare processioni di incappucciati e migliaia di persone intente ad urlare dietro ad una statua, in alcune zone d’Italia vi potrebbe capitare di incappare in riti ancora più particolari.
In alcuni centri della Calabria, infatti, proprio durante la Settimana Santa si continua a dar vita, , ad una serie di suggestive e significative commemorazioni che ricordano la Passione e la Morte di Gesù Cristo. Tra le più interessanti, troviamo quella dei “vattienti” (i flagellanti) che si tiene ogni anno Nocera Terinese, piccolo borgo in provincia di Catanzaro.
Si tratta di un rito religioso cristiano in cui molti ravvedono però sfaccettature pagane e altri ancora i segni della barbarie che contraddistinse l’epoca medievale. Certo è che si tratta di un rito antichissimo, tanto che le prime testimonianze storiche risalgono al 1618. Da allora il rito, si è tramandato di generazione in generazione, resistendo persino alla Chiesa, la quale ne ha disposto più volte l’annullamento, proprio perchè si tratta di un rito piuttosto sanguinario e violento.
Il rito si svolge ogni anno durante il sabato che precede la Pasqua ed avviene contemporaneamente alla processione della Madonna Addolorata.
I flagellanti, sono coloro che hanno teoricamente qualcosa da espiare per sé stessi o per altri o che intendono con il loro sacrificio ottenere un voto e proprio per questo partecipano a a questo singolare rito collettivo.
Per partecipare alla processione, indossano pantaloncini rigorosamente scuri e corti per lasciare nude le gambe e le cosce, che sono le parti che verranno flagellate e viene loro posta sul capo una corona di spine.
I vattienti camminano per il paese battendosi prima davanti alla propria casa e poi davanti alle case di amici e parenti, i sagrati delle chiese e davanti alle icone votive. Gli strumenti usati per battersi, sono due dischi di sughero, uno ha inseriti sulla sua superficie tredici pezzi di vetro che simboleggiano gli apostoli e Cristo, l’altro è invece, levigato e viene usato sia per preparare prima con i colpi la pelle a ricevere le ferite procurate dalle schegge di vetro sia, secondo alcuni, per macchiare con il sangue le mura e le porte delle case attraversate dalla processione.
Nel loro percorso di espiazione sono accompagnati da parenti e amici che bagnano loro le gambe con infusi di vino e aceto. In questo modo, prevengono sia possibili infezioni che la formazione di coaguli e croste che oltre a provocare dolore renderebbero meno scenico il rito.
Proprio per la sua spettacolarizzacione, il rito dei vattienti ha valicato i confini regionali ed ogni anno attrae moltissime persone che si recano in Calabria solo per partecipare alla processione.
Attrae anche voi o vi sembra un’usanza troppo “forte”?
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