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Questo articolo è stato aggiornato il Marzo 15, 2014
Ancora una volta Milano e Palazzo Reale non deludono gli appassionati d’arte.
La mostra dedicata a Gustav Klimt è un omaggio a quella che viene definita “opera d’arte totale”, ovvero la somma delle arti applicate. Si fondono, in un’unica esposizione, pittura, architettura e musica, in un connubio che rapisce lo spettatore e lo incanta di fronte ad opere oniriche e sensuali.
Klimt è il maggior esponente della secessione viennese, quel movimento, a cui aderirono pittori e architetti, che rompeva con il passato e iniziava un nuovo percorso culturale, in un contesto conservatore che mal interpretò le sue opere e che lo obbligò ad allontanarsi dal mondo accademico e riconosciuto di allora, ma che lo ha reso celebre ai posteri per i suoi dipinti aurei, le forme stilizzate e lineari e il realismo espressivo. Lo stile secessionista è simile all’Art Nouveau e al Modernismo spagnolo ma a Vienna si caratterizza per l’uso preponderante dell’oro, per la rappresentazione di figure, prevalentemente femminili, fluttuanti in un mondo onirico, in contrapposizione al razionalismo prevalente dell’epoca e rappresenta il mondo viennese decadentista di fine ‘800, avvolto in un pessimismo cosmico, preludio della fine che avverrà con la prima guerra mondiale quando l’Impero Austro-Ungarico fu sconfitto.
Dal punto di vista formale nell’opera di Klimt sono forti le influenze italiane dei mosaici di Ravenna, città che visitò più volte, e della basilica di San Marco a Venezia, altra città che lui amava e nella quale passò del tempo a studiare i pavimenti policromi e i mosaici dorati della facciata e degli interni.
La sala più interessante della mostra di Milano, a mio avviso, è quella con la fedele riproduzione del bellissimo Fregio di Beethoven, realizzato nel 1902 in occasione della XIV esposizione degli artisti della Secessine viennese come rappresentazione pittorica della Nona Sinfonia. La grande composizione, la sontuosità dei dipinti e la musica di Beethoven di sottofondo rapiscono, emozionano e seducono. Il dipinto originale è conservato nel Palazzo della Secessione a Vienna di cui è presente una bellissimo modello in legno ed è visibile anche il busto in bronzo di Beethoven realizzato da Max Klinger.
Nella mostra vi sono infatti anche opere di altri colleghi e di contemporanei di Klimt, per completare la lettura del periodo e dare una visione di insieme del periodo secessionista. Sono inoltre presenti alcune lettere, cartoline e ritratti di famiglia per inquadrare l’artista nel suo contesto, capirne le connessioni, i rapporti e le influenze che ebbero su di lui e sulla opera. Per esempio si scopre che le figure femminili e gli abiti sono ispirati alla compagna della sua vita: Emilie Floge, musa ispiratrice e stilista di moda che riuscì ad affermarsi per le sue creazioni fatte di tessuti preziosi, ricami dorati, fili cangianti e stoffe con motivi floreali. Sembra che anche il Girasole sia la personificazione di Emilie, un unico grande fiore su uno sfondo tempestato di puntini dorati, non la rappresentazione quindi di un elemento floreale ma la raffigurazione solitaria della sua amata. La figura femminile però non era sempre positiva nella cultura dell’epoca, anche se Klimt mantenne una posizione ambigua a riguardo, ma Salomè rappresenta la femme fatale che distrugge l’uomo e caccia Giovanni Battista giù negli inferi.
Nel periodo della maturità, dopo il periodo aureo, Klimt perseguì uno stile più realista, influenzato dall’avvento della fotografia, e durante il quale rappresentò personaggi in modo più preciso e dettagliato. Molto belli, nella mostra, anche alcuni quadri del fratello Ernst, morto prematuramente a soli ventinove anni, e di Franz Matsch che rappresenta i figli in due quadri dai dettagli ricercati e curati.
La mostra è completa, interessante e affascinante e merita una visita
Rimarrà aperta fino al 13 luglio 2014 con i seguenti orari:
lunedì 14.30-19.00
martedì-domenica 9.30 19.30giovedì e sabato prolungamento fino alle 22.30.
Ingresso 11,00 euro
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