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Questo articolo è stato aggiornato il Marzo 25, 2020
Stanchi del solito sushi? La cucina giapponese è molto di più! E dove gustare piatti originali e autentici se non nella più grande metropoli del nord Italia? Nel post, vi proponiamo 5 piatti tipici giapponesi da provare a Milano.
Piatti tipici giapponesi a Milano
Oltre alla famosa comunità cinese, Milano ospita anche la più grande comunità giapponese d’Italia. Non c’è da sorprendersi quindi dalla presenza di così tante scelte culinarie nipponiche in città. Ogni ristornate autentico offre piatti superlativi e particolari, tanto da far gola ad una torinese come me, pronta a saltare sul primo treno disponibile per deliziarsi il palato!
1. Udon fatti a mano da Satokina
(Via Montebello 14)
Gli udon sono spaghettoni di farina di grano, spesso di forma tubolare, dalla consistenza morbida e piacevolmente gommosa. Sono molto versatili: è possibile gustarli sia freddi che caldi, in brodo o alla piastra, con molteplici ingredienti a contorno. Essendo un alimento molto utilizzato nella cucina giapponese, potrete trovarli più o meno in qualsiasi ristorante nipponico. Ma… dove gustarne di speciali? Satokina è il posto che fa per voi. Fatti a mano, morbidi, leggeri e gustosi, gli udon di Satokina sono eccezionali, si scioglieranno in bocca!
Tra le varie scelte, ho optato per gli udon in brodo di carne. Il brodo, semplice ma saporito, era l’accompagnamento perfetto. Un po’ di cipollotto e tre piccole costine arricchivano il piatto: la carne si staccava perfettamente dall’osso. Una vera delizia!
2. Unadon di Gastronomia Yamamoto
(Via Amedei 5)
Il donburi è un tipico piatto giapponese costituito da un letto di riso su cui adagiare diversi ingredienti. Ne esistono svariate versioni: l’una-don (unagi donburi) è una di queste.
“Unagi” significa “anguilla”. In Giappone, la preparazione dell’anguilla per l’una-don varia a seconda della regione in cui si gusta. In linea generale, l’anguilla viene grigliata e poi ricoperta da una salsa dolce a base di mirin, sakè e salsa di soia.
Gastronomia Yamamoto ne propone una versione teishoku (il menù in stile giapponese): una-don accompagnato da zuppa di miso e tsukemono (sottoaceti giapponesi). Dolcezza, morbidezza e la perfetta combinazione di gusto tra anguilla “glassata” e riso rendono questo piatto davvero speciale. Il cordialissimo staff vi proporrà anche l’aggiunta di una spolverata di pepe giapponese Sansho, dal gusto agrumato, che arricchirà ulteriormente il sapore.
Ammetto che mai avrei pensato di apprezzare così tanto questa pietanza, ma se come me appartenete a quella categoria di persone a cui l’anguilla fa “un po’ senso”, un pranzo da Gastronomia Yamamoto vi farà senz’altro cambiare idea!
3. Nabemono da Tomoyoshi Endo
(Via Vittor Pisani 13)
Il nabemono è uno stile tipico della cucina giapponese. Sul tavolo viene posizionato un fornello elettrico, utilizzato per scaldare una pentola (il “nabe”) contenente solitamente brodo dashi. I commensali hanno a disposizione diversi ingredienti crudi (vegetali, carne, pesce, a seconda della tipologia di nabe), che possono prendere con le bacchette apposite e far bollire nel brodo. Ultimata la cottura, ci si può servire, intingendo le pietanze in alcune salse, a piacere.
È stato abbastanza difficile trovare un ristorante che offrisse questa tipologia di piatto, che ero super curiosa di assaggiare. Poi, una luce nel buio: Tomoyoshi Endo.
Tomoyoshi Endo ha un ricco menù comprensivo di più tipologie di nabe, sukiyaki e shabu shabu.
Noi abbiamo optato per la versione chirinabe, che ha come ingredienti vegetali misti e pesce.
La simpatica proprietaria e tutto lo staff vi aiuteranno in questa non semplice impresa. Primo ostacolo fra tutti, regolare il fornello affinché il brodo si trovi all’esatta temperatura (non dovrebbe bollire!). Vi verranno forniti tutti gli strumenti necessari: del brodo in più da aggiungere man mano che si esaurisce quello nel nabe, colino, mestolo e bacchette per la cottura degli ingredienti e la salsa di accompagnamento. Le verdure e il pesce, cuocendo in un brodo neutro, mantengono quasi inalterato il loro sapore. La salsa a parte (simil soia) dava un tocco di sapidità al tutto anche se, personalmente, ho apprezzato di più il sapore pieno degli ingredienti così com’erano, al naturale. Una serata alternativa.
4. Carne Wagyu da Yazawa
(Via San Fermo 1)
Con il termine “wagyu” si identificano diverse razze di bovino giapponesi, molto pregiate, allevate e nutrite affinché la carne risulti “marmorizzata”, ovvero si formino dei sottili strati di grasso nelle masse muscolari, simili a venature marmoree. Queste e altre caratteristiche conferiscono alla carne un sapore ed una consistenza del tutto diversa dagli altri bovini, ma la difficoltà e l’attenzione dedicata a realizzare questo tipo di prodotto ne fanno lievitare il prezzo.
Dopo averla assaggiata mi si è aperto un mondo, e ritengo che il prezzo sia appropriato per la qualità. E dunque, dove assaggiare il vero wagyu giapponese? Yazawa è la risposta.
A prima vista sembrerebbe un normale ristorante: luci soffuse, atmosfera elegante, una griglia con cappa a centro tavola, ma basterà buttare un occhio alle pietanze del tavolo accanto per accorgersi di essere entrati in paradiso! Il menù è ricco: a pranzo ne fanno da padrone le formule in teishoku, mentre a cena potrete trovare più tagli da gustare sulla griglia. Potrete optare per un piatto di solo wagyu o a contorno di altri ingredienti. In ogni caso, sarà il manzo a fare da protagonista.
Per avere più scelta, ho optato per una grigliata mista: sottilissime strisce di carne di tagli differenti. Lo staff di sala accenderà per voi la griglia e vi mostrerà il corretto ordine e tempo di cottura per gustare al massimo ogni pezzo. Potrete accompagnare il tutto con una ciotola di riso bianco e/o con della zuppa di miso.
Se come me siete veri amanti della carne, non potrete che amare il wagyu. Sprigiona un gusto ineguagliabile e la morbidezza della carne è tale da sciogliersi in bocca. Non riesco a trovare altre parole per descriverlo: superlativo.
5. Chirashizushi di Poporoya
(Via Eustachi 17)
Il chirashi è un piatto che utilizza sostanzialmente tutti gli ingredienti del sushi ma presentati in modo differente: una ciotola di riso condito con aceto coperta da tagli di pesce crudo di tutti i tipi. Un piatto semplice ma davvero ricco.
E Poporoya è il locale a farne da padrone. Io ho scelto il “tridon” (salmone, tonno e branzino). Arricchito all’interno con altro pesce e avocado, questo piatto è una bomba (in tutti i sensi!). Cremoso e dal sapore deciso, che non ci si aspetterebbe da un piatto di tale semplicità, ciò che sorprende maggiormente è la qualità del pesce. Davvero il top! Non fatevi ingannare dalla porzione: potrà sembrarvi del tutto regolare, persino ridotta, ma provate ad alzare la ciotola: il suo peso vi farà cambiare idea!
Special: Tako Karaage di Poporoya
Uno spazio andava dedicato a questo speciale agemono giapponese: il tako karaage.
Nel mio girovagare per ristoranti, ho spesso incrociato la versione fritta del pollo (il tori karaage), ma Poporoya mi ha offerto quest’alternativa. Che dire… incredibile! Avete presente i cuoppi di pesce fritto all’italiana? Bene. Prendete quella croccantezza che solo la frittura giapponese sa dare, aggiungete del polpo di qualità, una spolverata di piccante, ed ecco il saporitissimo tako kaarage! Provatelo!
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