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Zen and The City doppia intervista: Stefania a New York

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Questo articolo è stato aggiornato il Ottobre 10, 2012

Seconda parte dell’intervista a Zen and The City. Nella prima parte Claudia ci ha parlato di Tokyo e della cultura Giapponese, con Stefania Campanella invece facciamo un salto nella Grande Mele, a New York.

Intervista a The City
Tu e New York, quando ha inizio questa storia?
Ha inizio come tutte le storie d’amore e cioè con un “Chi è questo stroxxo?”, citando Flaiano. Infatti, la prima volta che andai a NY fu nel 1992, di ritorno da tre mesi passati in California. La trovai insopportabile. Poi, la rincontrai, anni dopo, e da lì non posso più stare troppo tempo senza tornarci. Quando sono in Italia, leggo libri su NY, vedo film ambientati lì e mi scrivo con chi ci vive. Penso all’incontro con Tiziana Nenezic ad esempio o con Mauro Suttora, autori di due libri su The City.

Il tuo ultimo viaggio?
Lo scorso aprile. Devo dire che sono andata più volte a trasferirmi per qualche mese lì e tentare la fortuna, ma poi alla fine qualcosa me lo ha sempre impedito. Alla fine, mi va benissimo vivermi la città così, da ospite. Non direi però da turista, perché ad esempio, non sono mai salita sulla Statua della Libertà. Io vado a NY per come mi fa sentire non per vedere delle cose.

Cosa fai quando sei lì? La zona che preferisci?
Io conosco bene Manhattan (bugia, nessuno la conosce), e adoro l’East Side. Lì ci sono diversi locali dove sentire tanta musica dal vivo e dei ristoranti speciali (ultima scoperta: Hummus) e mi piace affittarmi un appartamentino quando sono lì. Sono amica di due messicani che gestiscono un bar all’angolo tra la settima e la 1st avenue, “colaziono” sempre lì. Poi, di giorno, mi lancio in passeggiate chilometriche e in un po’ di bizzarro shopping. Dopo una bella doccia, vado a sentire della musica: ho conosciuto un gruppo, i Lost Revolution, che intervisteremo su Zen and the City il prossimo mese e un chitarrista folle e bravo, Will Hanza. Gente alla mano, che ti invita a prendere una birra, anche se potrebbe pure tirarsela dal mio punto di vista… Poi ci sono i supermercati, potrei davvero passarci delle ore, e Central Park, il punto più poetico di New York. Ecco ora mi sta salendo la nostalgia e per colpa di questa intervista dovrò tornarci al più presto ;))

E se dovessi parlarne male?
Ma…Ripeto, non vivendoci, è come tra due amanti, la passione non svanisce… ho letto che ci sono molti scarafaggi che invadono anche le case più pulite e in quanto entomofobica la cosa mi inquieta non poco. A me non è mai capitato però. Credo anche che sia una città cara, ma non è che Roma o Parigi scherzino.

Quali sono le cose imperdibili da fare a New York?
Mi verrebbe da rispondere passeggiare senza meta per la città. In ogni caso, consiglierei:
– una cena al Buddakan
– un hot dog da Papaya
– una visita al Moma
– andata e ritorno sulla barca che va a Staten Island
– shopping da Victoria’s Secret
– una sera all’Arlene Grocery ad ascoltare gruppi non famosi
– una domenica al Central Park
– una passeggiata sul ponte di Brooklyn al tramonto
– un giro a Union Square con sushi acquistato da Wholesale e mangiato ai giardinetti in piazza

In realtà questo elenco potrebbe non finire mai. Per questo ho deciso di scrivere un blog : )

Altri consigli per chi vuole andarci senza spendere una tombola?
Ma, pur essendo contraria alle guide (nel senso ai viaggi programmati solo attraverso le guide) direi che Cheap bastard’s guide sia indispensabile per un viaggio low-cost. Si spiega come è possibile vivere gratis a New York senza rinunciare a nulla. Fantastica no?

A chi piace New York?
A chi cerca cibo per la testa, qualunque siano i propri interessi. Se in un viaggio si cerca relax per il corpo si va alle Maldive, se si vuole lavorare sul piano emotivo, New York va benissimo. Ho usato il verbo lavorare perché soprattutto Manhattan ti divora, ti risucchia, pur ripagandoti. Insomma, lavoro nel senso di impegno energetico. Ho sempre detto che dopo un viaggio a NY vivi di rendita per mesi (parlando di emozioni).

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