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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 13, 2015
Sono stata una sola giornata a Vicenza, questo post non ha pretese di essere una guida approfondita ma piuttosto spunti sparsi di visita e suggerimenti.
La città ha un centro piccolo e raccolto intorno a Corso Andrea Palladio, una volta che lo avrete identificato trovate tutto. Palladio, già, il nome che più ricorre: è come se verso la fine del ‘500 questa città gli si fosse offerta su un vassoio d’argento. Tutte le opere più importanti sono riconducibili alla mano dell’architetto e visti i risultati raggiunti il centro di Vicenza è riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, scusate se è poco.
Da non perdere assolutamente il Teatro Olimpico, il primo teatro in interno d’Europa, con cavea in legno e decorazioni in stucco, una scatola teatrale infilata in un palazzo, con tanto di scenografie cinquecentesche ancora intatte cioé un’incredibile visione prospettica sulle 7 strade di Tebe, uno straordinario effetto trompe-l’oeil.
Il teatro è un museo e il biglietto d’ingresso costa 11 euro, a meno che non siate vicentini; ma vale la pena pagare la somma, anche se sicuramente affascinante sarebbe andare a vedersi uno spettacolo, in quello che dal 1585 è ancora un teatro funzionante.
A questo capo del Corso Palladio si trova anche un altro edificio interessante, il grande Palazzo Chiericati, dalla facciata imponente e originale, è sede di un museo Civico. Seguendo Corso Palladio svoltate a destra per raggiungere il Tempio della Corona, una vasta chiesa con un paio di capolavori: Battesimo di Cristo di Bellini, un’Adorazione dei Magi di Veronese e la cripta per mano di Palladio. Ma la cosa più stupefacente per me, che pure qui a Firenze ne abbiamo diversi, è stato l’altare interamente decorato in commesso in pietre dure, con scene di incredibile dettaglio ed espressività. L’ingresso è un’offerta per la chiesa di 1 euro a testa.
Proseguiamo ancora lungo il Corso e dopo poco, a sinistra, vedrete aprirsi una piazza: si tratta di piazza dei Signori, centrale, armoniosa, circondata da bei palazzi, dalla Loggia del Capitaniato e dalla Basilica (tutto made in Palladio).
Trovo quest’ultimo edificio palladiano veramente elegante: non fatevi ingannare dal nome, è un edificio civile non una chiesa, sormontato da una curiosa copertura di rame. Si può salire sulle terrazze e anche fino in cima al tetto, dove dal 1° luglio al 1° novembre è aperto un panoramicissimo bar. Anche in questo caso 3 euro di biglietto a testa ben spesi: una vista a 360° sulla città e molta emozione. Sul lato opposto dell’edificio si trova la piazza delle Erbe, che è caratteristica per alcuni edifici molto “veneziani” come architettura. In queste due piazze si respira aria di Serenissima, sia per i palazzi eleganti, con le finestre a trifora o i balconcini di ferro battuto fioriti, sia per il leone alato issato su una colonna che domina la piazza.
Proseguiamo ancora e raggiungiamo il Duomo: la facciata è bellissima, l’interno l’ho potuto vedere un po’ di sfuggita (c’era la Messa).
Il Corso Palladio finisce in piazza del Castello, di cui restano solo tracce. Ai lati del Corso ci sono numerosi cartelli che indicano tutte le “deviazioni palladiane” possibili, infatti i palazzi nobiliari realizzati dall’architetto sono moltissimi. Ne ho visti un paio, ma volendo si può realizzare un vero e proprio itinerario.
Qualche consiglio per deviazioni più… mangerecce.
Aperitivo eccellente o pranzo veloce a l’Ombra del Campanile, un wine bar o mescita, dove si beve al bicchiere e si mangiano crostini e panini appetitosi. Provati per voi: crostino al baccalà (delizioso e morbido) crostino all’acciuga (non forte, saporita) panino alla soppressa. I prezzi decisamente abbordabili, crostini 1,50 l’uno, i panini 2,50 e il bere da 3 euro. Tanta atmosfera, personaggi locali e gli spazi di un esercizio storico – vicino al campanile in via Fontana.
Volevo fare il bis in un locale consigliatomi caldamente, che si trova proprio sul Corso Palladio: la bellissima gastronomia Il Ceppo che già è una festa a vedersi, ha un locale sotto che si chiama Sotobotega ed è specializzato in baccalà. Purtroppo i tempi non hanno combaciato con la loro apertura, ma vi consiglio lo stesso di provare, perché mi sembrava invitante. Il baccalà è un must locale, la cui preparazione viene tutelata come un tesoro, e giustamente.
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