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Questo articolo è stato aggiornato il Agosto 31, 2013
Ormai la vendemmia 2013 è alle porte. In alcune regioni italiane è già partita almeno per i bianchi, mentre per i rossi si aspetterà anche la fine di settembre. Tuttavia i giornalisti e addetti del settore già s’interrogano su come sarà nelle varie regioni d’Italia. Ricca, abbondante, più qualità, meno quantità?
Non è questo però che voglio sottolineare, bensì la spettacolarizzazione di un evento che è vitale per un’azienda vinicola. Vi sono cantine blasonate come Donnafugata in Sicilia che hanno fatto della vendemmia un evento mediatico, capace di raccogliere celebrità e writers del mondo vinicolo con la raccolta notturna.
C’è chi si appresta a farla ora come in Emilia Romagna, ci sono invece regioni come la Toscana dove decine di tour operators stranieri, soprattutto dagli USA e Gran Bretagna, organizzano veri e propri viaggi nelle tenute toscane più celebri per vivere almeno un giorno con i vignaioli.
Proprio due giorni fa, guidando tra le colline senesi, ascoltavo una trasmissione radiofonica locale dove alcune note aziende vinicole raccontavano dell’esperienza di un weekend tra i propri filari di vite. Navigando poi in internet è molto facile osservare come agriturismi e le stesse aziende vinicole, specialmente in Toscana, propongano veri e propri pacchetti per soggiornare durante la vendemmia. Ad esempio tre notti formula b&b, con corsi di formazione per imparare cos’è la vite, le tecniche per la raccolta, le tecniche di degustazione, tour in vigna, pranzo al sacco e addirittura diploma finale a cifre vicine ai 400 euro per persona. Non poco, eppure inglesi ed americani abbondano a queste iniziative.
Cosa che una volta sembrava impensabile: pagare per vendemmiare, vivere intensamente la vita e la fatica del viticoltore. Spesso ho assistito alla vendemmia, e non sono pochi i ‘patriarchi’ di alcune aziende che storcono il naso osservando la maldestria dei vignaioli improvvisati. Guai a sbagliare il taglio, adagiare lentamente i grappoli senza schiacciarli e poi di corsa verso le cantine per iniziare la pigiatura meccanica, soffice per le uve bianche e più spinta per quelle rosse.
Una volta, ascoltando uno dei ‘veci’ nella zona del Barolo, in Piemonte, il commento è stato: “io nella mia vigna voglio solo persone fidate e di una certa età, raccolta a mano, niente macchine tra i filari, e ci mettiamo il tempo che ci mettiamo”.
Eppure l’apertura di certe cantine e aziende a questa attività la ritengo un’attività di marketing molto importante, anche per far capire quale fatica vi sia dietro certe bottiglie di vino. In alcuni casi è anche un modo intelligente per allungare l’attività ricettiva in estate di alcuni agriturismi. Vedo con piacere che anche in Emilia Romagna, grazie all’intraprendenza dei bloggers, questa attività si sta sempre più diffondendo tra i viticoltori e fidatevi, a volte basta andare a bussare all’agricoltore per chiedere d’imparare, e difficilmente vi dirà di no. Più che altro vi chiederà: “ma davvero hai voglia di alzarti alle 5 della mattina?”.
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