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Questo articolo è stato aggiornato il Giugno 5, 2017
Arrivando in Cornovaglia non si ha l’impressione di essere nel Regno Unito, dove ci si aspetta nebbia anche ad agosto e clima umido e piovoso. In questo corno di terra all’estremità sud-occidentale delle isole britanniche non è così: durante la mia vacanza c’è sempre stato il sole e, in certi momenti, faceva quasi caldo.
Ma, d’altra parte, la Cornovaglia è una contea atipica: a differenza di altre zone del paese, non ha subito la dominazione romana, rimanendo indipendente sotto la guida dei capi celtici. La Cornovaglia ha un passato torbido, fatto di contrabbandieri, di nascondigli segreti e di bottini saccheggiati dalle navi.
Non è una facile raggiungerla né spostarsi da una parte all’altra della contea, a meno di avere una settimana a disposizione e tanta voglia di percorrere centinaia di miglia lungo strade tortuose.
Primo giorno in Cornovaglia
Non ci sono voli diretti tra l’Italia e la Cornovaglia per cui è necessario arrivare a Londra e da qui prendere un altro volo per Newquay. Non avendo trovato offerte convenienti a orari comodi, ho preferito arrivare a Londra Gatwick, noleggiare una macchina e trascorrere una notte a metà strada. Si risparmiano tempo e soldi, visto che la macchina andrebbe noleggiata comunque.
Abbiamo prenotato la prima notte vicino a Bath, a poco più di due ore da Gatwick, in modo da non dover guidare troppo a lungo con il buio e dalla parte opposta della strada.
Dove dormire: Burghope Manor è un maniero di campagna, con poche stanze arredate in maniera classica, tutte con vista sul giardino.
Dove mangiare: da Timbrell’s Yard, locale in riva al fiume dove si cucina con prodotti locali.
Secondo giorno in Cornovaglia
Dalla periferia di Bath si impiegano due ore per arrivare a Minehaed, città che fa ancora parte della contea del Somerset e che merita una passeggiata al vecchio porto e alla spiaggia.
In altre due ore si raggiungono i villaggi di Boscastle e Tintagel, accomunati dal mito di Re Artù. Sembra che il personaggio leggendario sia nato proprio nel castello di Tintagel, di cui ora non esistono che le rovine su una scogliera a picco sul mare. Boscastle è un villaggio minuscolo che si sviluppa intorno al fiordo scavato da due fiumi e caratterizzato dalla presenza di case con i tetti di paglia e cottage di pietra.
L’ultimo spostamento è di appena venti minuti: si raggiunge Port Isaac, un villaggio in riva al mare noto per il commercio di granchi e ostriche. I paesini sembrano assomigliarsi un po’ tutti qui, con le case bianche e grigie, e le barche dei pescatori ormeggiate al porto.
Dove dormire: The Slipway, B&B nel centro di Port Isaac; come tante strutture della zona vanta un passato di contrabbandieri e pirati. Poche stanze, moderne ed essenziali, con bagno in camera e vista sul porto.
Dove mangiare: aperitivo da Fresh From The Sea, negozio di pesce con piccolo cafè annesso per bere una birra e dividere un panino di polpa di granchio o aragosta.
Per la cena, ancora pesce da Outlaw’s Fish Kitchen: piatti semplici, in base al pescato del giorno.
Terzo giorno in Cornovaglia
Da Port Isaac si parte per Padstow, un paese più grande, con un’atmosfera più mondana rispetto ad altri villaggi della costa. Vale la pena fare una tappa in riva al mare per provare il fish & chips da passeggio di Stein’s Fish & Chips, il takeaway aperto dal celebrity chef Rick Stein.
Newquay dista appena quindici miglia ed è un paesone di 20.000 abitanti: in riva al mare, con una bella spiaggia di sabbia e nient’altro che abbia attirato la mia attenzione.
Molto più pittoresca è St. Ives, a una trentina di miglia. Un tempo fiorente porto di pescatori, negli ultimi decenni si è trasformato in luogo di villeggiatura di artisti. Tantissime le gallerie lungo la baia, dove vengono esposti i lavori dei pittori locali. All’estremità della spiaggia bianca di Porthmeor si trova la Tate St. Ives, galleria che dal 1993 espone le opere degli artisti della scuola di St. Ives.
Dove dormire: The Terrace, hotel a gestione famigliare sopra la spiaggia di St. Ives, con camere moderne e luminose.
Dove mangiare: pranzo da Amity, takeaway di pesce a Newquay. Da provare il Chief Brody, panino con aragosta servita in pan brioche caldo, e le ostriche.
Per la cena a St. Ives, il Porthminster Café, con i tavoli in riva al mare e menu a base di pesce.
Quarto giorno in Cornovaglia
Ci si sposta a Land’s End, il punto più a sud-ovest della Gran Bretagna. Poco distante si trova il Minack Theatre, un teatro all’aperto costruito a picco su una scogliera dove, per via del clima particolarmente mite, crescono piante subtropicali. La tappa successiva è Penzance, rinomata meta turistica della Cornovaglia dove trascorrere qualche ora in riva al mare o a passeggio lungo le stradine del centro. Da qui ci si sposta a Marazion, piccolo paese della Mount Bay.
Dove dormire: The Marazion Hotel, in pieno centro. Camere spaziose con vista mare.
Dove mangiare: Ben’s Cornish Kitchen, piccolo ristorante gestito da uno chef autodidatta.
Quinto giorno in Cornovaglia
La mattinata va dedicata all’attrazione principale di Marazion, il St. Michael’s Mount. Il nome, la storia e le caratteristiche sono del tutto simili al “fratello maggiore” in Francia: entrami i luoghi sono dedicati all’arcangelo Michele e alla sua apparizione. Come Mont Saint-Michel, anche questo monte sacro è un’isola che con la bassa marea può essere raggiunta a piedi.
Da Marazion ci si sposta a Lizard Point. Dopo aver visto il punto più a sud-ovest non si può fare a meno di fare una passeggiata anche lungo le scogliere di Lizard, l’estremità più a sud del paese.
Ultima tappa lungo l’estuario del fiume Fal, a Falmouth, città con un ricco passato legato al mare e alla pesca.
Dove dormire: The Falmouth Townhouse, vicino al porto, in una zona con molti negozi indipendenti.
Dove mangiare: si raggiunge Helford Passage per assaggiare i piatti di The Ferry Boat Inn, un pub sulla spiaggia dove si segue la filosofia del farm to table.
Sesto giorno in Cornovaglia
La prima tappa del giorno è Mevagissey, villaggio di pescatori all’estremità della baia di St. Austell. Un tempo noto per la pesca delle salacche – pesci simili alle sardine – ora deve la sua fama alla spiaggia di Pentewan. A poche miglia si trova St. Austell, una delle città più grandi della Cornovaglia, famosa per il mercato che si svolgeva già in epoca medievale nel centro del paese.
Da qui, una strada stretta e tortuosa porta a Polperro, minuscolo centro con decine di botteghe di artisti e negozi di artigianato ospitati in vecchi cottage dipinti di bianco.
Dove dormire: The Cottage B&B, una struttura nel centro di Polperro, con poche stanze piccole e accoglienti.
Dove mangiare: dal B&B si raggiunge a piedi il Three Pilchards, il pub più antico della città e frequentato in passato da contrabbandieri, marinai e pescatori. Ottime le birre, che accompagnano piatti sostanziosi.
Settimo giorno in Cornovaglia
Dopo una passeggiata a Polperro ci si sposta poi a Looe, paese diviso in due dal fiume omonimo. Nella zona est si trovano il porto e le principali attività commerciali, mentre a ovest la città è più tranquilla, con piccoli negozi e ristoranti. Sul porto ogni giorno si svolge la vendita all’asta del pescato, dove anche la gente di passaggio può acquistare il pesce direttamente dalle imbarcazioni.
Dove dormire: The Fieldhead Hotel, situato lungo la costa di West Looe, con vista sulla baia e sul villaggio.
Dove mangiare: a metà strada tra Polperro e Looe c’è il posto ideale per il pranzo, il Talland Bay Beach Cafè, un locale sulla spiaggia che serve panini, Cornish pasties e dolci.
Il Trawlers on the Quay è ottimo per la cena: situato a East Looe, con un patio sul porto. Tra i piatti da provare, le salacche alla griglia con olio, limone e pane tostato.
L’ultimo giorno, l’ottavo, si parte presto. Ci si lascia questa contea magica alla spalle, per ritornare alla realtà caotica di Londra e, da qui, di nuovo in Italia.
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