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Questo articolo è stato aggiornato il Novembre 4, 2014
Vi siete mai sentiti turisti nella vostra terra? Io sempre. Riesco a comprare puntualmente un souvenir diverso in paesini visti e rivisti. Riesco a guardare con nuovi occhi qualcosa che mi capita di vedere anche più di due, tre, quattro volte l’anno. Riesco a sembrare turista agli occhi di un turista. E frequentemente capitano domande di camerieri o di negozianti che mi chiedono: “E’ la sua prima volta in Puglia?”.
Ebbene, io in Puglia ci vivo da ben 26 anni e sarà per la terra, per la genuinità di chi ci vive, per i colori, i profumi, per i suoi piccoli progressi che la rendono fragile (apparentemente) ma al tempo stesso così viva e vissuta…beh sarà per tutto questo ma io della mia Puglia mi innamoro ad ogni angolo, non importa se già visto due, tre, quattro volte l’anno.
Questa mi sembrava la più giusta premessa prima di portarvi in uno di questi angoli: la Valle d’Itria! Se l’estate in Puglia viene ormai da molti associata al Salento (poco più giù, geograficamente), io vi parlerò dell’estate o frammenti di estate in Valle d’Itria. Si perché per chi voglia immergersi in qualche giorno di relax, lontano dai canonici e comunque raggiungibili divertimenti delle spiagge di Gallipoli, la Valle d’Itria è semplicemente perfetta.
Io ci sono stata (tornata, direi) a ferragosto di quest’anno, in uno di quei tre-giorni improvvisati in compagnia di un paio di amici e del mio vento preferito, il maestrale.
Inutile dirvi che chi giunge in Valle d’Itria non può non alloggiare in un caratteristico Trullo. Dimenticatevi perciò di alberghi o campeggi, e pernottate in una di queste meravigliose costruzioni secolari, coniche e in pietra a secco. Sembrano piccole case da hobbit e dormirci dentro lascia davvero il segno. Io ho trovato questo bellissimo trullo su AirBnb, in una piccola frazione di Cisternino, in piena Selva di Fasano. Con tanto di giardino, barbecue ed hamaca. Ma tante e belle sono le strutture in Valle (che ne è la patria) e tanta è la gente che le mette a disposizione a mò di B&B.
Lascio quindi che il mio itinerario di tre giorni in Valle d’Itria sia guidato, oltre che ispirato, dal vento di Nord-Ovest.
Mare e Ostuni
Una volta raggiunta la quiete del nostro trullo, non è stato facile convincersi ad andare al mare. Ma siamo in Puglia, mica si parla di un mare qualsiasi (lasciatemi essere di parte!). La costa adriatica tuttavia è sempre più ventilata rispetto alla ionica e a ferragosto naturalmente i tre giorni di maestrale non potevano di certo mancare. Così del mare abbiamo visto solo le onde e della spiaggia solo un sacco di gente reduce della nottata trascorsa.
In disperata ricerca di qualche nodo in meno di vento al Lullabay a Rosa Marina (meta scelta per il nostro non bagno), ci siamo imbattuti in un bellissimo ambiente “mobile” in stile gipsy all’ombra di ulivi, molto anni ’60, dove tra caravan, vestiti usati, dj set e centrifugati buonissimi abbiamo lasciato scappar via le ore centrali della giornata senza neanche rendercene conto!
All’imbrunire decidiamo che fosse giunto il momento di far tappa ad Ostuni, la città bianca. Nota a tutti, no? Si erge su un colle e la si riconosce in lontananza bella ed elegante come non mai. Questo borgo rapisce soprattutto con il suo centro storico che si snoda in viuzze strette, in botteghe di sandali fatti a mano e in ristorantini che sembra facciano a gara per l’atmosfera più romantica. Noi scegliamo il Bellavista bistrot, caratteristico per essere in una grotta, ma il 16 di Agosto è impossibile non desiderare un tavolo sotto le stelle e nel candore del vicolo per concludere la giornata.
Alberobello e le bombette
Il non bagno del primo giorno in Valle d’Itria lo riscattiamo il giorno seguente presso la riserva naturale di Torre Guaceto (area marina protetta). Un trenino-navetta attraversa un viale in cui si alternano a destra e sinistra colture di pomodori e altri ortaggi della migliore tradizione pugliese, si giunge ad alte dune di sabbia che solo dopo poco fanno scorgere la bellezza del posto, con una distesa di spiaggia (per un pezzo attrezzata, per il resto libera) che arriva fino alla celebre torretta e un mare infinito (anche se non pulitissimo in quell’occasione per via del maestrale, sempre lui).
Pranziamo con un panino preso da un chiosco che si serve di prodotti a km quasi zero (capocollo di Martina Franca, mozzarelle, etc) e nel pomeriggio ci spostiamo ad Alberobello dove a brulicare, oltre che alle persone, ci sono proprio i trulli, tanti trulli. Di tutti i tipi, di tutte le grandezze e ciascuno con un proprio simbolo di riconoscimento sul cono, pagano, cristiano, magico e/o propiziatorio. Alberobello, nel suo piccolo cuore centrale, sembra disegnata. Sono incantevoli queste casette tutte assieme, il colpo d’occhio è in grado di stupire chiunque, anche chi come me ci è già stato quelle solite due, tre, quattro volte l’anno!
La fame però, tra un trullo e l’altro, si fa sentire e il richiamo delle famose bombette di Cisternino aumenta sempre più! Non vi descrivo la bontà di questi fagotti di maiale impanati e ripieni di formaggio, ogni tentativo non farebbe giustizia. Vi dico soltanto che nel rinomato borgo di Cisternino ci sono qui e là macellerie con salette rustiche annesse dove tra vino della casa e carne (+ bombette) scelta direttamente dal banco carni si tocca non saprei dirvi quale livello del paradiso culinario (tra le macelleria più note e testate segnalo “Macelleria da Sante”, “Arrosteria del Vicoletto”, “Al Vecchio Fornello”).
Non contenti, e più che altro spinti dalla necessità di fare quattro passi “digestivi” nelle belle vie del paese, ci siamo diretti verso il bar “Cremeria Vignola”. Il café si trova su una terrazzina del paese da dove si gode un panorama a dir poco spettacolare; e il poter sorseggiare un amaro o gustare un ottimo dolce durante la contemplazione è il valore aggiunto del locale.
Ed è così che abbiamo concluso la seconda giornata del nostro tour in Valle d’Itria: felici, pieni e soddisfatti.
Polignano a Mare e street food
Terzo giorno di maestrale, bello forte e deciso a tal punto da farci escludere ogni minima intenzione di raggiungere la spiaggia. Quindi, dopo una sveglia in totale relax nel giardino del nostro bel trullo, abbiamo lasciato la Selva e ci siamo diretti a nord, senza meta.
Ancora oggi non riesco a visualizzare nella mia mente il momento esatto in cui abbiamo deciso di fermarci a pranzo da Santos, una taverna greca a pochi km dal famoso faro di Savelletri. Fatto sta che ci siamo ritrovati in questo bel ristorante, curato in ogni dettaglio, e affacciato sul mare con il suo lido dog-friendly. Il menù è ovviamente a base di pesce e di qualche specialità ellenica. Il bianco del locale e il blu dell’Adriatico si scontrano in una perfetta unione cromatica con filari di fichi d’india che danno vivacità a tutto, persino ai pensieri. Qui oltre a mangiar bene, ci siam fatti coccolare dal vento e dalla brezza marina che fa da regina in un posto così bello!
Non abbiamo lasciato molto spazio alla nostalgia da rientro però. Proseguendo una manciata di km più a nord, la tappa a Polignano a Mare è d’obbligo, o almeno così ci ha lasciato sempre credere il nostro Domenico Modugno. Perdervi nella bellezza di questo borgo non sarà difficile, anzi vi verrà così spontaneo da credere di aver avuto una Sindrome di Stendhal.
A mio parere Polignano a Mare è urbanisticamente orientata per andare alla ricerca del mare, è la città stessa a regalare scorci mozzafiato. Così quello alle spalle della famosa statua a braccia aperte del già citato Modugno; o quello che si gode dalla terrazza del laboratorio del vetro di Peppino Campanella; o ancora, quello che si contempla sul ponte che attraversa la spiaggia di “Lama Monachile”. Provate poi a varcare l’Arco Marchesale, l’antica porta della città, e ad addentrarvi nel centro storico: mi darete senz’altro ragione.
Ogni viuzza porta ad una terrazza panoramica, una più bella dell’altra, e avete idea di cosa possa significare questo al tramonto? Per noi ha significato voglia di frittura di pesce. Non voglio rovinare l’atmosfera romantica nella quale mi scioglierei anche io, ma in Puglia se si inizia a mangiare non si smette più. Prendetelo come un avvertimento!
Lasciatemi concludere, quindi, con una delle location più indicate per assaporare il vero “street food” pugliese. Vi do solo parole chiave questa volta: Torre a Mare, porticciolo, fronte-mare, “Cooperativa dei Pescatori”, tavolini in plastica di quelli rossi e marchiati “Peroni”, frittura di pesce, panino col polpo arrostito (!) e…va beh nel nostro caso tanto tanto maestrale.
Devo dire che all’appello mancano tante altre perle della Valle (Grottaglie, Locorotondo, Martina Franca… giusto per citarne alcune), ma in soli tre giorni, seguendo questo itinerario, riuscirete a farvi un’idea di quanto è bello (e buono!) questo pezzetto di Puglia. Perciò, previsioni del tempo alla mano, caccia al maestrale e via, rotolando verso trulli, bombette e Valle d’Itria.
Foto di Francesca Special K, Francesco Cirigliano, ComeIlMare, jlo from lab, Tatinax, Daniele Peterlini, Luca Conti
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