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Questo articolo è stato aggiornato il Gennaio 30, 2018
Recentemente sono stata due giorni a Rovigo: motivo del viaggio, visitare una mostra che mi interessava particolarmente.
La mostra ormai è finita, per cui non è l’argomento di questo post. Anche se la sede espositiva, Palazzo Roverella, nel centro storico della città, è un soggetto culturale da tenere d’occhio perché l’attività è molto intensa e di alto livello.
Rovigo: dove si trova
Rovigo è una città di piccole dimensioni, stretta fra due grandi fiumi: è posta poco a nord del Po che in questo punto costituisce il confine amministrativo fra Emilia Romagna e Veneto, e poco a sud dell’Adige.
Ma se si deve parlare di una regione, direi che Rovigo fa parte del Polesine, visto che il Po è una presenza forte anche se non scorre in città: l’acqua caratterizza tutta la zona, oltre alla storia del territorio, funestato da numerose inondazioni nei secoli.
Il centro storico di Rovigo
Il centro storico è piccolo e facilmente esplorabile a piedi: due piazze sono il centro pulsante della vita cittadina, Piazza Vittorio Emanuele II e Piazza Garibaldi.
Il Comune si trova in Piazza Vittorio Emanuele presso la Loggia dei Notari: tutta la piazza è contornata da portici, sotto i quali si trovano negozi e caffè.
Sorge su questa piazza, la colonna con il leone di San Marco eretta all’inizio del Cinquecento.
La Serenissima conquistò questi territori – che erano stati degli Estensi – nel 1482, ma devo dire che le tracce veneziane ci sono sì, ma senza quella “marcatura” del territorio che si può vedere in altre città venete.
Il grande edificio della Borsa, con il suo antico caffè, si trova in piazza Garibaldi.
Qui si trova anche il Teatro Sociale, in stile neoclassico.
Molto interessante è naturalmente la struttura di Palazzo Roverella, sede espositiva ma anche palazzo nobiliare.
Scoprire Rovigo percorrendo Corso del Popolo
Le bellezze di Rovigo sono concentrate in pochi metri quadrati, delimitati anche dal grande Corso del Popolo, un’arteria piena di negozi, locali e vita, che ho percorso diverse volte, su e giù, e che è nata sull’interramento dell’Adigetto.
Seguendo il Corso del Popolo, si arriva alle due torri di origine antichissima (920 dC) che sono ciò che resta del Castello di Rovigo. Entrambe le torri sono pendenti.
Mi è piaciuta molto anche Piazza Merlin, con un giardino pubblico che è andato a prendere il posto, nel 1930, del ghetto ebraico. Da questa piazza si accede al Mercato coperto, con una piazzetta dove acquistare verdura, pane, frutta.
I dintorni di Rovigo: Fratta Polesine
A 15 chilometri da Rovigo si trova un piccolo centro ricco di monumenti da visitare: l’ho scoperto un po’ per caso, si chiama Fratta Polesine. La piazza moderna a cui si arriva provenendo da Rovigo in auto è Piazza Matteotti, una toponomastica che ha il suo perché, come spiegherò fra poco.
Parcheggiata l’auto, si viene subito attirati dalla mole scenografica di una grande villa palladiana, Villa Badoer (patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO). Non so esattamente quante ville si trovino in questo piccolo centro, solcato da canali e delimitato da campi verdi, certamente molte perché indicate dai cartelli turistici marroni.
La Fratta venne prescelta dai ricchi veneziani come luogo per trascorrere l’estate e allo stesso tempo avere controllo sulle terre e le colture.
La bellezza di Villa Badoer
Villa Badoer è di una bellezza sconcertante, è una fra le ville palladiane meglio riuscite. E si può visitare.
Quanto è elegante all’esterno, tanto è affascinante all’interno, completamente ricoperta di affreschi.
Con un biglietto multiplo detto FrattaCard (al costo di 6 euro e validità 30 giorni) si visitano la Villa, il Museo Archeologico Nazionale (che è ospitato in una delle barchesse della villa) e la Casa Museo di Giacomo Matteotti.
Matteotti era originario di Fratta: la bella casa, con gli arredi originali, fa parte dei luoghi di interesse di questa piccola località.
Ovviamente, al di là dei mobili e dei ritratti di famiglia, quello che interessa è l’aspetto documentario sulla vita del politico socialista fatto uccidere dai fascisti nel 1924: fotografie, articoli di giornali, filmati.
Le ripercussioni sulla vita politica italiana e quella sulla vita della famiglia (la moglie, Velia Titta, era una poetessa: ebbero tre figli) che tenne la villa fino alla morte della figlia più giovane di Giacomo e Velia.
Una sorpresa dietro l’altra in questo piccolo, quieto paese del Polesine.
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