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Questo articolo è stato aggiornato il Aprile 22, 2024
La Tanzania, come molti stati dell’Africa ed in genere molti extraeuropei, presenta delle situazioni igienico-sanitarie deficitarie, rispetto ai nostri standard, sia per aspetti geografici, che culturali ed economici. Per questo è il caso di porsi il problema relativo a quali vaccinazioni e profilassi sia più opportuno prendere in considerazione.
Malaria
Il principale rischio in Tanzania è la malaria. In brevissimo, si tratta di una malattia che si trasmette attraverso un vettore, la zanzara anofele, con la sua puntura sulla pelle umana. Non esiste un vaccino, per cui, se si viene contagiati, l’unica cura è ridurre gli effetti della malattia, che ormai si è già diffusa nel sangue e che a questo punto potrebbe già star creando problemi anche gravi alla nostra salute.
Cosa fare allora per non lanciarsi come in una sorta di roulette russa, a dita incrociate e scongiuri di ogni genere? I consigli sono essenzialmente 2: evitare di essere contagiati (utilizzando abiti coprenti e repellenti – consigliato da chiunque il Biokill, acquistabile online o in farmacia, che può essere spruzzato su abiti e valigie ed ha effetto per 15 giorni) e preparare il corpo a respingere la malattia (attraverso la profilassi antimalarica).
Profilassi antimalarica. Sì o no?
Premetto: non sono un medico, né un santone, né un tuttologo. Parlo per la mia esperienza assolutamente personale.
La profilassi antimalarica è sostanzialmente una cura attraverso farmaci da assumere regolarmente, che impedisce agli agenti, i plasmodi, di dare luogo alla malattia, o quantomeno li contrasta per ridurne gli effetti. I medicinali principali utilizzati per tale profilassi sono il Lariam (ormai usato molto meno, per gli effetti collaterali più invasivi) ed il Malarone (che però richiede l’assunzione quotidiana e in Italia non è mutuabile). Esistono milioni di pagine che spiegano di tutto e di più, per cui non mi aggiungo al gruppo, anche perché non è di mia competenza.
La domanda che mi interessava, ad un certo punto, quando dovevo partire e quindi decidere cosa fare, era quella se fosse realmente necessaria una profilassi: da una parte volevo stare tranquillo di non rovinarmi il viaggio ammalandomi (era il viaggio di nozze peraltro!), dall’altra sorgevano tutte le complicazioni degli effetti collaterali, dei costi (sulla salute non si può elemosinare, ma neanche buttare soldi inutilmente) e dell’insicurezza relativa alla compatibilità di quei medicinali con altre patologie (sono fabico, carenza G6PD, e sembra che il Malarone sia tra i medicinali da evitare).
Quindi sono andato al centro viaggiatori internazionali della mia ASL, una visita che caldamente consiglio a tutti prima di andare in mete esotiche. Tagliamo la testa al toro, mi sono detto, perché le opinioni di siti, blog, amici, medici vari, non mi avevano fatto ancora arrivare ad una scelta convinta. Il più delle volte si dice: “beh, falla, non vorrai rischiare”; certo, ok, ma non è la scelta se mettere una maglietta verde piuttosto che rossa, intendiamoci. Alla ASL sono in grado di valutare, anche per maggiore esperienza sul campo, cosa sia meglio fare, in base alle zone visitate, al periodo, all’attività che si svolge, alle condizioni di salute e agli eventuali medicinali che già si assumono per altri motivi.
A noi, per la visita dei parchi del nord e di Zanzibar nella stagione secca (siamo andati ad inizio ottobre), hanno detto che non sarebbe stata necessaria. Con tutte le raccomandazioni del caso, ma potevamo risparmiarci di imbottirci di pillole. Sono stati molto tranquillizzanti, dall’alto della loro competenza ed esperienza. E non abbiamo preso la malaria, fantastico.
Febbre Gialla
La febbre gialla è l’altra questione su cui si fa un po’ di confusione, anche perché le norme in merito alla vaccinazione non sono proprio così chiare, o non ben capite.
Sostanzialmente, la Tanzania non richiede la vaccinazione per la febbre gialla, a meno che non si arrivi via terra da un altro Paese a rischio (tutti quelli confinanti, Kenya inclusa), o ci si sia rimasti per un certo numero di ore (di solito gli scali che non prevedono uscita dall’aeroporto non creano problemi).
Tuttavia, presso l’aeroporto di arrivo, nella confusione generale, potrebbe esservi chiesto da qualcuno (regolarmente o meno, siamo in Africa…) se siete in regola con la vaccinazione e di presentargli il libretto. Qualora, giustamente, non aveste la vaccinazione, potrebbe esservi caldamente proposto di vaccinarvi lì, sul posto. Non mi pare una buona idea.
Su consiglio e per iniziativa del già citato centro vaccinazioni/viaggiatori internazionali della ASL, abbiamo da loro ottenuto il libretto internazionale delle vaccinazioni (giallo), con apposta la dicitura in inglese che non è necessaria e non deve essere fatta.
Altre vaccinazioni
Le vaccinazioni che invece ho fatto, e che invece si rischierebbe di dimenticare, sono state quella trivalente polio-tetano-difterite (più che altro per il richiamo dell’antitetanica, sulla quale ero in ritardo, come probabilmente anche tu che stai leggendo) e quella per l’epatite B.
Quest’ultimo è forse il più importante (e quello meno considerato). Mette al riparo da tante complicazioni che potrebbero derivare dalle scadenti condizioni igieniche, dall’acqua non trattata correttamente, dai cibi (in particolare frutti di mare – imperdibili una volta sul posto) non conservati o cucinati in modo idoneo.
Questi vaccini sono assolutamente sicuri, ma soprattutto possono salvarti la vita, o quantomeno la vacanza. Quindi è sempre il caso di rivolgersi a persone esperte e competenti, per partire tranquilli e tornare sani e salvi.
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