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Questo articolo è stato aggiornato il Ottobre 7, 2014
La Petite Côte è una zona costiera senegalese che si estende a partire da qualche km a sud di Dakar fino alla piccola cittadina di Palmarine, dove inizia il grande delta composto dall’immissione dei due grandi fiumi Sine e Saloum nell’Oceano Atlantico.
Le spiagge di sabbia fine sono lunghissime, è possibile percorrerle a piedi per chilometri e chilometri, vedere i colori dell’oceano cambiare al variare della luce e delle correnti; non è difficile incontrare gli abitanti del posto e avere la fortuna di osservare incantevoli scene della loro vita quotidiana. Nonostante si tratti di una zona a stampo fortemente turistico, con maestosi villaggi vacanze e offerta commerciale all’occidentale, è ancora possibile incrociare pescatori che la mattina gettano le reti al largo con la tipica piroga multicolore e, qualche ora più tardi, le recuperano dalla riva, con sforzi notevoli e con l’aiuto dei ragazzi del posto che, in cambio, si guadagnano qualche pesciolino da rivendere al mercato o da portare a casa per un pasto in famiglia.
Di tanto in tanto, in prossimità delle case dei pescatori, sulla spiaggia ci sono negozietti in legno e paglia che offrono chincaglierie, prodotti artigianali e stoffe. Hanno un’ottica turistica, ovvio, ma non sono affatto sfacciati e sanno essere perfettamente in linea con l’ambiente che li circonda, fino a quasi mimetizzarsi.
I bambini che, poi, imparano a fare surf in modo totalmente autonomo sono una forza della natura.
Dedicata a chi ama una vacanza all’insegna del comfort e del relax, magari all’interno di un pezzo d’Africa che ha anche molto di più da offrire dal punto di vista paesaggistico e umano, la Petite Côte è in una posizione agevole per raggiungere il Baobab più grande del Senegal che, con i suoi 32 metri di diametro ha una maestosità unica e porta con se un misticismo che sfiora il magico, soprattutto conoscendo quanto importante è un baobab per gli africani.
Lungo la costa, sorge anche il villaggio di Joal Fadiouth, fronte mare e collegato alla meravigliosa isola delle conchiglie, così chiamata perché i suoi 11 metri di collina sono interamente formati da conchiglie depositate naturalmente. Sulla stessa isola si installa il cimitero degli artisti sia cristiani che musulmani e in cui si respira tranquillità tra un baobab, una croce e un simbolo musulmano. Infine, il delta del Sine-Saloum sa stupire per la pacatezza delle sue acque, la rilassante gita in piroga, la possibilità di avvistare fenicotteri e pellicani tra le mangrovie e di camminare nella palude con l’acqua sopra alle ginocchia, tra granchi, pesciolini e le sabbie mobili sotto i piedi (per chi ama il genere ovviamente).
Almeno un giorno della vacanza esorto a passarlo da turisti responsabili, in un’ottica di avvicinamento spontaneo alle popolazioni locali. Fate una passeggiata a piedi ai villaggi di Saly Portudal, Niakh Niakhal, Nianing dove le case sono costruite in modo grezzo, dove lungo le strade è facile trovare le caprette oltre agli abitanti, dove ci sono boutique in cui l’acqua viene venduta in sacchetti da 250 ml e le caramelle una per una a un valore inconvertibile perché troppo basso, dove potete incappare in danze locali ed essere invitati a prenderne parte, dove suonatori di djembé, ragazzi in riposo durante il rito dell’Attaya e donne che vendono tassa poulet davanti a casa vi faranno sentire a tratti osservati in quanto toubab e a tratti uno di loro. Vale la pena, soprattutto per l’anima e per alleggerire un pochino il cuore.
Se poi siete riusciti a farvi affascinare dai villaggi di pescatori, vi consiglio un’abbuffata di pesce davvero low cost in uno dei ristorantini nascosti al di là della spiaggia. Potrete scegliere il pesce la mattina, contrattare il prezzo, abbinarvi un vino e presentarvi la sera per degustare il menu che vi hanno creato su misura. In questo i senegalesi ci sanno davvero fare!
D’altro canto, vi sconsiglio fortemente M’bour, cittadina nella quale ho avuto davvero una brutta esperienza tra assenza di smaltimento rifiuti, fango maleodorante e spiagge tremendamente sporche tanto da essere impraticabili. Insomma, qui si conosce l’altra faccia dell’Africa, che non è poi così lontana dalle piscine e dagli all inclusive a quattro stelle. Purtroppo.
Foto di Jean-Marc Liotier, Udo Schmidt, nextdrop
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