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Questo articolo è stato aggiornato il Aprile 27, 2018
Folte chiome, fusti imponenti e altezze da capogiro.
Stiamo parlando forse di atleti e bellimbusti?
Ma no ovviamente, bensì di alberi.
Sono caratteristiche comuni queste di atleti ed alberi ma ciò che li differenzia, in questo caso, è l’età.
Scopriamo insieme il territorio e la magia della Riserva naturale regionale del Monte San Vicino e del Monte Canfaito.
Dove si trova la Riserva di Monte Canfaito?
La posizione è quella da far invidia.
Si trova tra il mare e gli appennini in una posizione panoramica.
In giornate terse a seconda della posizione si può scorgere il mare in direzione est, la catena del Parco Nazionale dei Monti Sibillini in direzione sud-ovest (con tanto di vista del Gran Sasso) e il Monte Conero in direzione nord est.
La prerogativa infatti di molti paesi e borghi di questa regione è di essere dei “balconi”.
Affacciandosi da ogni piccola terrazza o sperone di roccia si può scorgere l’infinito.
Non diceva forse Leopardi: “Ma sedendo e mirando, interminati spazi al di là da quella… Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare”.
È facile capire allora perché il poeta scrisse questi versi.
Basta fermarsi ed ammirare il panorama a 360° che si apre intorno a noi e rimanere esterrefatti da cotanta bellezza ed appunto immensità.
Localizzando ancor meglio la posizione di questo territorio potremmo dire che si trova in una triangolazione di pregio storico, culturale e naturale.
I vertici di questo triangolo sono infatti composti da Cingoli, con il suo lago, San Severino Marche e la Gola di Frasassi, con il Parco naturale e le sue famosissime grotte.
La magia del Monte Canfaito
Ma da cosa deriva il nome Canfaito?
L’etimologia del nome deriva dal latino.
Le parole che danno il nome a questa Riserva sono infatti “Campum” e “Faitum” che letteralmente significa: campo di faggi.
In precedenza abbiamo detto che ciò che distingue questi alberi (caratterizzati da chiome, fusti ed altezza) da atleti è l’età.
Siete pronti a scoprire l’età di questi giganti?
Chiudete gli occhi e preparatevi a fare un viaggio, un salto nel passato in tempi remoti e lontani.
Vi dò qualche coordinata per capire in che anno ci troviamo.
Tiziano in questo anno dipinge l’Assunta e Raffaello La visione di Ezechiele.
Sempre in questo anno c’è l’introduzione del tabacco in Europa.
Avete capito in che anno sono “nati” questi alberi?
Più o meno a senso ci si può arrivare ma per l’esattezza l’anno di cui parliamo è il 1518.
Sì avete capito bene.
Questi alberi hanno 500 anni.
In realtà all’interno di questa Riserva ci sono due alberi di 500 anni ed uno di 300.
Tutti gli altri ovviamente sono molto più recenti.
Ma immaginate la bellezza e lo stupore di vedere ed abbracciare questi alberi.
Basta avvicinarsi sotto la loro imponente chioma e poggiare una mano su di essi per essere catapultati indietro nel tempo e vivere tutte le meravigliose avventure di 500 anni.
Guerre e paci, nascite e morti, storie d’amore e di passione.
La carta che in realtà serve per scrivere le pagine di storia qui non è stata estrapolata da questi tronchi, è rimasta infatti nella sua forma naturale di legno.
Cosa fare a Canfaito?
Una volta entrati nella Riserva Naturale ed aver ammirato questi esemplari monumentali di faggio, potrete compiere numerose passeggiate all’interno della riserva.
È possibile percorrere sentieri con difficoltà crescente.
Si può raggiungere Elcito, l’Abbazia di Roti e il Pian dell’Elmo.
Sul sito ufficiale della Riserva Naturale Regionale si trovano tutte le indicazioni sui percorsi e sui sentieri praticabili.
Ma per chi ha voglia di relax e pace?
Basta stendersi sotto le fronde di questi alberi e godersi l’aria pulita di questa riserva.
Inoltre, per i più golosi, ci sono delle aree attrezzate per gustare squisiti cibi su griglia.
Elcito, borgo vicino la Riserva del Monte Canfaito
Nelle vicinanze della Riserva del Monte Canfaito c’è la possibilità di visitare un borgo dal fascino di altri tempi.
Il nome altisonante di questo borgo è Elcito.
Un paesino che si erge a 821 mslm ed è situato proprio sotto le pendici del Monte San Vicino.
Il nome di questo caratteristico borgo deriva da elce (noto anche come leccio).
Un albero non proprio endemico di questa zona ma che è riuscito a sopravvivere anche con un clima più freddo.
In realtà trattasi di un antico castello (la cui forma è ancor oggi visibile) eretto a difesa dell’Abbazia di Valfucina.
Purtroppo non più visitabile (se non da fuori) a causa del sisma del 2016.
La sua costruzione risale alla fine del XI sec.
Tuttavia la sua fioritura si ebbe tra il 1227 ed il 1236, con la seguente espansione di Elcito quale castello.
Il paesino è oggi oggetto di un’importante ristrutturazione.
Sono numerosissime le persone che vengono a godersi il panorama da questo sperone di roccia e a visitare le sue casette di pietra.
È stato soprannominato il borgo tra cielo e terra proprio per i suoi incredibili panorami e per le varie sfumature di colore che si possono avvistare.
Salendo su un ripido pendio posto alle spalle del paesino si può osservare, nei mesi invernali, il bianco delle montagne che svettano sul verde degli alberi e sull’azzurro del cielo.
Inoltre è stato definito anche come il Tibet delle Marche.
Qui, infatti, nel 2001, i monaci di Drepung fecero una loro visita proprio per la somiglianza territoriale con il loro monastero e lasciarono in ricordo del loro passaggio le bandierine con le tipiche preghiere tibetane.
La Gola di Jana
Raggiungibile da Braccano, paesino posto sotto le pendici di questa Riserva naturale.
Questo borgo è definito anche come paese dei murales.
Sono infatti una sessantina i disegni che colorano le case, i muretti ed i fienili, realizzati dall’Accademia di Macerata, di Brera e da artisti provenienti da tutto il mondo.
Una volta ammirati questi coloratissimi dipinti non resta altro che procedere per la Gola di Jana.
Qui si possono ammirare, percorrendo un sentiero, ruscelli e giochi d’acqua che vengono a formarsi in seguito allo sciogliemento delle nevi.
Alla fine di questa passeggiata vi aspetta un meritato premio: la vista della cascata nascosta.
Il torrente che si forma con lo scioglimento delle nevi forma un gioco d’acqua estasiante.
Consigli:
Il periodo migliore per visitare la Riserva Nature del Monte Canfaito è l’autunno.
Qui infatti i faggi prendono il tipico color arancio-bronzo delle foglie che rendono l’atmosfera ancor più magica.
Se madre natura poi volesse farvi un regalo, potreste assistere ad un giorno di nebbia dove questi colori, abbinati all’imponenza dei tronchi e dei loro rami, rendono il tutto ancor più mistico.
Infine un ultimo consiglio personale.
Entrate in punta di piedi in questa riserva.
Con silenzio e passi felpati raggiungete questi alberi e ammirate la loro maestosità.
Ammirate come i rami procedano verso il basso prima di ergersi verso l’alto.
Ponete una mano sul loro tronco, chiudete gli occhi ed entrate in simbiosi con questi colossi.
Immaginate e soprattutto ascoltate, nel loro silenzio, le storie che hanno da raccontarvi.
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