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Questo articolo è stato aggiornato il Agosto 21, 2014
Tutto inizia sempre dal Mediterraneo.
La culla della civiltà, il centro del mondo commerciale, sociale e culturale. Ed è da qui che parte il mio racconto, precisamente da Messina, la porta della Sicilia, dove la cucina si mischia ad una cultura millenariafatta di grandi pescatori e gloriose imbarcazioni. In una città come Messina, può essere superfluo, magari anche ripetitivo scrivere di grande cucina con protagonista il pesce azzurro, ma l’esperienza che vi sto per raccontare va oltre tutto ciò. È una storia di pesca, di avventura e una storia che solo Messina può regalarti.
Il protagonista della vicenda è il Pescespada, colui che solca i mari dello Stretto, che vive in quei 3km tra la Sicilia e il continente. Il pesce spada non è un pesce qualsiasi, è un lottatore e uno che non si arrende, e per questo pescarlo diventa una battaglia, dove solo i più abili pescatori hanno la meglio.
La cattura del pesce spada avviene solcando lo Stretto sulla Feluca,tipica imbarcazione marinara la cui forma ricorda quella, appunto, del pesce spada. Dotata di un’alta antenna di avvistamento e di una passerella, utilizzata dal fiocinatore per colpire il pesce; proprio questo è un momento estremamente intenso in cui tutto l’equipaggio mantiene la massima concentrazione. Pensate alla precisione del fiocinatore nell’arpionare un pesce di quelle dimensioni, sapendo di avere probabilmente solo quella occasione nel corso della battuta di pesca.
Viene, quindi, scagliata una lunga lancia dotata di un uncino che tende a conficcarsi nelle carni forti e robuste del pesce e ad uscirne difficilmente, a questo punto la battagli inizia e si fa epica, lo spada colpito si dimena, alle volte tenta di fiondarsi contro i pescatori come fosse una sfida, ma tenta anche l’inabissamento, il pescatore contrattacca “dando corda”, cercando di farlo stancare e far sfiorire la sua vitalità. Una volta stremato il pesce viene issato sulla feluca e viene “caddato”, ovvero viene graffiato sul dorso, dal comandante dell’imbarcazione, a contrassegnare il pezzo di spada che sarà di suo possesso, ma anche come una probabile stretta di mano, una sorta di complimento, quasi ad intendere :”Anche tu sei stato bravo!”.
A questo segno rituale ne susseguono degli altri, rigorosamente rispettati e tramandati nel tempo dai pescatori. Al termine ricoprono, con riguardo, l’animale per ripararlo dal sole ed é possibile assistere ad un’affascinante cambio di tonalità della pelle del pesce, che alterna colori intensi a colori leggeri. È sicuramente un evento spettacolare, ricco di tradizioni, colori e costumi di un popolo che condivide con il mare il proprio destino.
Il pesce spada è appunto il protagonista , non solo del mare ma anche della tavola, è uno dei piatti tipici della messinesità, perché viene catturato dopo un estenuante battaglia, e un pesce che va rispettato per la sua tenacia. Diventa, perciò un piatto prelibato, specie nelle estati messinesi; come non apprezzare una buona e fresca fetta di spada con pomodorini, olive nere, cipolla e prezzemolo.
Piatto estivo da accompagnare con un buon vino bianco e da gustare nei ristorantini a conduzione familiare dei borghi marittimi del litorale messinese, come Torre Faro , punto più vicino alle coste calabre dove avviene l’incontro tra i due mari, lo Ionio e il Tirreno, battuto dalle correnti che, ogni giorno ed ogni notte, alle stesse ore provocano a pochi metri dalla riva il gorgo di Cariddi, ed è proprio nel mito che troviamo le origini di questo luogo unico, in grado di provocare nel visitatore grande suggestione ed emozione specie per le leggende di Colapesce e di Scilla e Cariddi che vengono ancora tramandate e vengono ascoltate dalle nuove generazioni, quasi con venerazione e con rispetto, lo stesso che si da al mare.
I modi, le usanze della cucina de pesce spada non finiscono qui; è tipico infatti della cultura culinaria della città dello stretto, tagliare la carne dello spada a mo’ di involtino, chiamata nel modo più corretto “Braciola” e riempita con mollica di pane, formaggio e prezzemolo. Anch’esse sono un viaggio nella cultura marinara dei borghi messinesi, non solo a Torre faro ma anche a Ganzirri, splendido paesino, dove sono presenti due pantani collegati direttamente al mare, utilizzati per l’allevamento di mitili, che ne fanno una caratteristica dominante del paesino poiché le stesse cozze e vongole vengono vendute e anche mangiate per strada.
Ecco, io ho vissuto tutto questo. Ho assistito alla cattura del pesce spada. Ho potuto assaporarne il sapore intenso e romantico di un piatto con dietro di se una storia millenaria di un popolo unito in modo indissolubile al mare. A quel mare. Tutto inizia sempre dal Mediterraneo.
Foto di Alessandro Gandolfi, gnuckx, gingerandtomato.com
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