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Liverpool sulle tracce dei Beatles: tour di 5 giorni

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Questo articolo è stato aggiornato il Aprile 17, 2014

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Non servono stereo e cuffiette, lasciate a casa mp3 e cd, a Liverpool, città della cultura e dei Beatles, ogni angolo parla di musica e suona una melodia ricca di storia e curiosità. Pronti a partire?

Primo giorno, l’arrivo

Se state progettando un tour a Liverpool sulle tracce dei Beatles, ecco le indicazioni per un viaggio low cost e all’insegna della musica, ovviamente. Preferite il Manchester Airport e non Liverpool per l’atterraggio, per una questione prettamente economica. Vi consiglio di vedere le offerte per entrambi gli aeroporti, ma vedrete che spesso Manchester è meno gettonata e costa molto meno arrivarci con l’aereo e il collegamento con Liverpool è rapidissimo e comodo. La stazione dei treni e dei bus è all’interno dell’aeroporto, al Terminal 1, molto ben segnalata come un po’ tutto in Inghilterra. Noi decidiamo di prendere un trenino della Northern Line, che con un’ora e dieci minuti (costo 18 sterline A/R entro un mese, a testa) ci porterà a Liverpool Lime Street Station, proprio al centro città.

Il nostro Hotel è il Britannia Adelphi Hotel, praticamente a pochissimi passi dalla stazione. E’ un hotel molto vecchio (nel 2014 compirà 100 anni) ma proprio per questo molto affascinante e ricco di aneddoti interessanti su chi vi ha soggiornato. Yoko Ono e Sean Lennon occuparono una suite in occasione di un concerto in memoria di John Lennon e lo stesso John vi si incontrava con Cinthya, sua prima moglie, che lavorava come cameriera lì vicino. La hall, la sala relax che la sera di Capodanno (noi eravamo lì per festeggiare l’ultimo dell’anno) si è trasformata in una sala da ballo d’altri tempi, i corridoi, le scale, tutto porta indietro nel tempo in uno stile di lusso tipicamente british, con qualche tratto di kitsch e l’immancabile moquette che ben si fonde tra corrimani dorati e lampadari con gocce di cristallo.
Usciamo subito a perlustrare i dintorni, ma è già buio nonostante siano le 4 di pomeriggio. Mangiamo in un fast food proprio sotto l’albergo e ci inoltriamo in enormi stradoni costeggiati da vetrine di negozi ormai chiusi, immaginando il brulicare di persone che li avrebbero affollati di giorno. Fiancheggiamo l’Empire Theater che è molto bello anche illuminato dalle luci serali e la Town Hall; anche Lime Street si colora di luci dietro l’enorme vetrata principale e di fronte cartelloni pubblicitari che sembrano vere e proprie istallazioni ammiccano lampeggiando.

Cavern Quarter, là dove tutto è iniziato – secondo giorno

Decidiamo subito di andare nel quartiere “dove tutto è cominciato”: Cavern Quarter, ed imboccata Matthew Street, ecco la sorpresa..il Cavern Club, il club più famoso del mondo, dove i Beatles hanno suonato quando ancora erano quattro ragazzotti di Liverpool senza codazzi di ragazze urlanti, è aperto e la musica dal vivo inizia dalle 14! Foto di rito sulla porta, che poi scopriremo non essere l’originale degli anni ’60, e poi giù lungo le scale a chiocciola, tra muri di mattoncini neri neri e quadri e poster di artisti più che famosi che hanno calcato quel palco tanti anni fa. Dopo diversi piani si arriva nella “caverna” vera e propria, dove basse volte sempre di mattoncini, stavolta tappezzati di scritte di fan, creano un ambiente ristretto, buio ed illuminato solo da led colorati. Ecco che diventa magicamente una sera del 1963, un Paul McCartney un po’ ingrassato sale sul palco e con la sua chitarra ci fa viaggiare sui binari della storia della musica. Sul tavolo una pinta di birra, tutto intorno più niente.
Saremmo rimasti lì tutto il giorno, ma decidiamo di tornare di giovedì, quando c’è la grande serata dedicata ai Beatles e suonerà la cover band ufficiale. Da non perdere.
Risaliamo i gradini stretti e rivediamo la luce, poca a dire la verità, perché ancora piove a tratti. Di fronte al Cavern Club la statua di John Lennon a grandezza naturale e la wall of fame, un muro dove su ogni mattone vi è scritto il nome di chi ha suonato nel locale fino agli anni ’70. Dai QuarryMan (formazione precedente ai Beatles prima che diventassero tali) agli Oasis, da Elton John o Eric Clapton, sono tantissimi! E pensare che i Beatles suonarono al Cavern Club “solo” dal 1961 al 1963, anche se per più di 200 volte!! Se alzate lo sguardo verso l’alto vedrete delle statue di artisti di Liverpool che sporgono dal muro poco più a destra, naturalmente ricordano i Beatles ed una in particolare John Lennon, con una frase di Imagine. Ancora qualche metro più avanti e potrete sedervi su una panchina “musicale” con le facce dei Fab4 e sulla parete dietro di voi innumerevoli dischi d’oro, tra pentagrammi e note musicali! Proprio di fronte ecco che viene segnalato il punto dove sorgeva la vera porta del Cavern, poi “ruotato” di 90% e ricostruito con gli stessi mattoncini con l’ingresso che tutt’oggi introduce nella venue più famosa del mondo. Incredibile quante cose da vedere in soli pochissimi metri quadrati.

Lasciato il Cavern Quarter, ricco di pub, club, discoteche e con l’immancabile Beatles Shop ed il Lennon Bar, entrambi chiusi il primo dell’anno, ci dirigiamo verso il porto, altra zona molto caratteristica di Liverpool. Incontriamo però prima la statua di Eleonor Rigby, proprio all’uscita del quartiere, poggiata lungo una facciata del centro commerciale Met Quarter, uno dei più “in” della città. La statua è stata dedicata a “tutte le persone sole”, come recita la celeberrima canzone e raffigura una donna a grandezza naturale seduta su una panchina. Di fronte a lei, neanche a dirlo, l’Eleonor Rigby Hotel. Arriviamo all’Albert Dock che il vento ci gela il viso, nonostante siamo incappucciati quasi completamente. Una giostrina gira illuminata ma senza alcun bambino sopra ed ecco che appare ancorato al porto, il mitico yellow submarine. E’ possibile addirittura dormirci dentro, mentre a fianco c’è la Joker’s Boat, anche quella adibita ad appartamento, set del film di Batman. L’unico negozio aperto, provate ad indovinare, è il Beatles Store del Museo dei Beatles, anche questo chiuso, ma che vedremo domani.
Tornando verso il centro decidiamo di allungare per andare a vedere la Chinatown di Liverpool, sede di una delle comunità cinesi meglio radicate in Europa ma soprattutto della porta cinese più grande d’Europa! Vederla comparire davanti a noi dopo vicoli di mattoncini marroni e palazzoni alla Billy Elliot è spettacolare. E’ imponente e coloratissima nonostante stia già facendo buio. I lampioni decorati con draghi cinesi la illuminano in maniera affascinante e le foto sono d’obbligo prima di ridiscendere la strada del quartiere cinese, pieno di ristoranti, karaoke e luminarie bilingue. Due dragoni ai lati della strada ed un enorme ipermercato cinese sono le ultime cose che ci parlano d’oriente, poi si torna verso la civiltà inglese. E ormai ora di cena e ci fermiamo a magiare un Fish & Chips da Yates’s, un pub molto carino. Ce lo servono su una carta di giornale, con mousse di verdure lessate e tante patatine! Ottimo il filetto, prezzo 18 sterline in due comprese bibite. E’ ora di tornare in albergo, oggi abbiamo scarpinato parecchio, ci aspetta un meritato riposo.

The Magical Mistery Tour, terzo giorno

The Magical Mistery Tour is waiting to take us away! Ebbene si, stamattina abbiamo deciso di fare il Magical Mistery tour che ci porterà sui luoghi leggendari dei Beatles! Ci sono una marea di tour dei Beatles a Liverpool, ma questo, anche se non è il più accurato, è sicuramente il più economico. Abbiamo infatti visto i Taxi tour, che ti portano persino dentro le case dei 4 baronetti, ma per noi erano davvero proibitivi, e al contrario, tentare di vedere dei luoghi un po’ troppo fuori mano da soli con i mezzi pubblici si è rivelata un’impresa troppo dispendiosa per il fattore tempo soprattutto. Così ci siamo “accontentati” di spendere 15 sterline a testa e di salire su un pittoresco, coloratissimo bus che, carico di turisti da tutto il mondo, ci ha scorazzato per 2 ore alla scoperta dei luoghi degli artefici di un pezzo della storia della musica pop. Musica a bordo, una guida spiritosa per chi capisce bene l’inglese e tanti tanti bei luoghi lontani dal centro che volevamo vedere, come Penny Lane ed il cancello di Strawberry Fields! C’è tempo per fare le foto e scendere dal bus, anche per alcune case, come quella di Paul e quella di George, ma solo da fuori. Poi dal bus vediamo quella di John Lennon, di Brian Epstein e altri luoghi famosi, come la chiesa dove avvenne il primo incontro tra John e Paul e dove si trova anche la tomba di Eleonor Rigby, la strada dove nacque Ringo ed il portone giallo del Registry Office, dove John e Cinthya si sposarono in segreto.

Il tour parte dall’ufficio turistico dell’Albert Dock alle 11:30 e dopo due ore ci lascia in centro, proprio vicino al Cavern Quarter, davanti all’Hard Day’s Night Hotel, albergo costruito interamente a tema Beatles, di categoria lusso, con le statue dei quattro musicisti sul tetto e foto commemorative ovunque sulla facciata. Andiamo a mangiare al Cavern Pub, che oggi è aperto e ci offre uno sconto perché possessori del biglietto del tour.

Ripartiamo verso il porto dove visitiamo il Museo di Liverpool, al Pier Head, da dove partono anche i Ferries per vedere lo skyline della città dall’altra parte del fiume Mersey. Il museo è gratuito e lo consigliamo perché è davvero interessante ed interattivo, come tutti i migliori musei inglesi. All’interno una spirale bianca che contiene le scale che portano ai piani superiori ci da il benvenuto e mentre percorriamo le varie sale rimaniamo stupiti di come gli inglesi possano trasmettere amore per la cultura attraverso riproduzioni a grandezza naturale, schermi interattivi, oggetti da toccare, provare e quant’altro.

Il museo The Beatles Story non è gratuito ma costa 12 sterline ed il biglietto vale due giorni.


Cultura e shopping, quarto giorno

Oggi andiamo a vedere la maestosa cattedrale di Liverpool, che più volte ci è apparsa imponente da lontano durante le nostre passeggiate o dal coloratissimo bus del giorno precedente. Imbocchiamo quindi Bold Street, pittoresca via piena di bei negozietti di abbigliamento e dolciumi e ce la vediamo davanti avvicinarsi sempre di più. L’entrata è imponente con una grande ghirlanda natalizia sul massiccio portone in legno ed appena aperte le porte laterali eccoci nell’enorme navata dal soffitto altissimo. Due simpatici signori inglesi un po’ attempati ci accolgono e i consegnano una mappa con mini guida in italiano e ci illustrano i punti principali, la cappella della vergine Maria, la cappella dei bambini, il settore didattico, le tombe commemorative, l’altare principale, l’enorme organo a canne. E tanto altro, ma è così bella da vedere con calma e libertà, è così grande ma allo stesso tempo accogliente, con enormi alberi di Natale addobbati all’interno e grandi presepi, candeline accese con offerte votive e grandissime vetrate colorate. Si può salire sulla torre, ma a pagamento e c’è anche uno shop interno. Noi però usciamo dopo averla visitata e ci dirigiamo verso St.Luke, una chiesa “senza tetto”, essendo stata bombardata, molto suggestiva, proprio sulla strada per tornare verso Bold Street. Bellissima anche se si può vedere solo da fuori, giardino verde con panchine dove riposarsi all’ombra degli intarsi gotici.

Sulla strada che ci riporta verso il centro, tra Renshaw Street e Ranelagh Street, incontriamo un centro commerciale molto particolare che consigliamo di vedere. Si tratta infatti del piano terra e del piano interrato di un edificio ad angolo, dove un mucchio di negozi hippie, gothic, che vendono abbigliamento alternativo o dischi usati si snoda in un dedalo di intarsi in ferro colorati, scalinate che sembrano contornate da fiamme infernali ma colorate di giallo o verde, negozi di abiti vintage in cui per entrare si deve passare da una porticina con su scritto Woodstock e tante altre stranezze in cui è favoloso perdersi anche se non volete acquistare niente. (cosa quasi impossibile, ma si paga solo cash, no carte di credito).

Torniamo al porto per passeggiare sotto i portici dell’Albert Dock, mentre l’imponente Echo Arena, sede di eventi e concerti, si può vedere sulla sinistra. Sotto i portici dalle colonne rosse si può visitare una Tate Gallery in miniatura rispetto a quella di Londra, con shop annesso; tanti negozietti più intimi e particolari, soprattutto di dolciumi e a tema nautico.

Ritorno a casa, quinto giorno

Ultima mattinata per fare shopping prima di ripartire per Manchester Airport. Andiamo al Cavern Walks, ennesimo centro commerciale nel Cavern Quarter, dove al centro troverete altre quattro statue dei Beatles a grandezza naturale in posa “da concerto” e se alzerete la testa verso l’alto, proprio sopra la scala mobile, ecco che penzolano gli strumenti dei celeberrimi quattro, che ci hanno accompagnato per tutto il nostro viaggio.
Alla stazione di Lime Street i collegamenti con la Northern Line per Manchester sono molto frequenti, quindi basta andare un po’ in anticipo dell’orario previsto e troverete il treno che fa per voi, in media ne partono due l’ora per quella destinazione.

Liverpool merita una visita accurata, troppo spesso viene sottovalutata o avvicinata a Manchester come città industriale e priva di attrattiva. Niente di più falso! C’è la storia, c’è la musica, c’è la cultura, c’è lo shopping, ci sono i pub, c’è tanto da vedere! Se avete più tempo di noi, includetela in un tour del Galles del nord con la macchina oppure godetevela anche per soli pochi giorni come unica meta del vostro viaggio, vedrete che ne varrà la pena.

Se poi non vi volete perdere Abbey Road, la strada dei Beatles, ecco un post che vi spiega come arrivarci.

Foto di vagabondish.com

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Informazioni sull'autore
Scrittrice compulsiva, musicista da strapazzo, viaggiatrice instancabile. Laureata in Musica e Spettacolo adora i gatti, il suo compagno di viaggio e di vita ed il suo pianoforte. Dalla provincia di Roma, dove vive, ama scoprire il mondo a partire dai tesori nascosti a pochi chilometri da lei, fino alle latitudini più estreme del Pacifico, passando per la sua adorata Inghilterra con sosta obbligata a Londra, che torna a trovare almeno una volta l’anno. Da sempre orientata verso la filosofia low-cost, per necessità ma anche perché pensa che viaggiare di più e meglio spendendo di meno sia una scelta stimolante e responsabile.
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