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Viaggio nelle Langhe: itinerario e consigli

5 minuti di lettura
Itinerario di due giorni nelle Langhe, in Piemonte, qui tutti i consigli di viaggio alla scoperta del buon vino per soggiornare e mangiare bene spendendo poco.

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Questo articolo è stato aggiornato il Ottobre 19, 2016

Secondo il New York Times, la zona delle Langhe è una delle 52 destinazioni da vedere: non si tratta di un’area molto conosciuta, eppure questa regione piemontese a cavallo tra le provincie di Cuneo e Asti ha qualcosa di speciale. Innanzitutto i suoi vini: il Barolo, il Barbaresco, il Dolcetto, il Pelaverga, l’Arneis e la Nascetta. Il buon vino va di pari passo con del buon cibo, che qui non manca. Si va dalla battuta al coltello: carne di vitello cruda, tagliata grossolanamente; ai tajarin: tagliatelle sottilissime servite magari con una grattata di tartufo bianco; agli ottimi formaggi a latte crudo, prodotti nelle colline dell’Alta Langa che d’autunno si vestono delle tonalità calde del rosso, del marrone e dell’ocra.

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È semplice organizzare un viaggio low cost da queste parti: la zona è facilmente raggiungibile da tutta Italia con voli diretti per l’aeroporto di Torino o di Cuneo, da dove è consigliabile noleggiare una macchina per avere massima libertà negli spostamenti. Non mancano le strutture alberghiere, per tutte le tasche e per tutti i gusti, dalle aziende agricole alle tenute vinicole. Saranno sufficienti tre giorni per un itinerario che permetta di avere un assaggio di questa regione.

La prima tappa è la città di Alba, capitale mondiale del tartufo. È qui che ogni anno si svolge la fiera internazionale del tartufo bianco. Per quasi due mesi, le strade della città si riempiranno di trifolau, i cercatori di tartufi, mentre il cortile della Maddalena ospiterà il mercato e l’enoteca.

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Per chi non si accontenta di respirare l’aroma dei tartufi in esposizione e in vendita al mercato, è possibile partecipare a un tour con dei veri trifolau che sveleranno alcuni dei segreti di questo antico mestiere. Il Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero organizza dei tour due volte alla settimana: è un percorso né troppo lungo né troppo impegnativo, ma la passeggiata nei boschi e il profumo dei tartufi mettono un certo appetito. Ad Alba non mancano le opzioni per cenare, a partire dal noto Piazza Duomo, che vanta ben tre stelle Michelin. Per piatti sempre ottimi ma a prezzi decisamente più contenuti si può scegliere l’Osteria dell’Arco, con piatti classici e attenzione al territorio, oppure il più recente Civico 11 Social Food, locale giovane con proposte innovative ma pur sempre rispettose della territorialità e delle materie prime.

La città offre un’ampia scelta di strutture alberghiere, sia in centro che sulle colline circostanti: ci si può rivolgere ancora una volta al Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero, attraverso il quale è possibile prenotare diversi tipi di strutture, dai B&B agli hotel di charme.

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La seconda giornata la si dedica al vino, che si può scoprire attraverso un itinerario a piedi: una passeggiata di undici chilometri che da Barolo porta fino a Monforte. Il punto di partenza è il piccolo centro di nemmeno 1.000 abitanti che attira ogni anno migliaia di turisti arrivati da tutto il mondo per visitare l’Enoteca Regionale del Barolo e il WiMu, il museo del vino allestito nel Castello Comunale Falletti di Barolo. Anche se la giornata è fredda, il vino avrà preparato anche i più freddolosi per la scarpinata nelle vigne.

Il sentiero porta alla frazione di San Rocco: Novello è proprio di fronte, appena un po’ più in alto. Si prosegue lungo la strada provinciale, ma ben presto si torna sul sentiero attraverso le vigne. In meno di un’ora si arriva a Monforte, piccolo comune famoso per la produzione di vini. In centro, oltre ai bar e alle enoteche che si affacciano sulla piazza, magari si avrà la fortuna di trovare il piccolo mercato contadino. I dehors dei locali sono sempre affollatissimi all’ora di pranzo: ci sono ciclisti, motociclisti, stranieri con grosse macchine fotografiche.

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Un caffè veloce al banco di uno dei bar e via, di nuovo in cammino verso la collina, per tornare verso Barolo. Da qui, in venti minuti di macchina si arriva a Verduno, dove è d’obbligo fermarsi per un aperitivo che da queste parti è quasi una cena. Casa Ciabotto è un locale sulla piazza centrale del piccolo paese dove si produce il Pelaverga, vino rosso ottenuto dall’omonimo vitigno celebrato ogni anno alla fine dell’estate con una grande festa tra le vigne. Per l’aperitivo o – come si diceva una volta, merenda sinoira, non si può non ordinare una bottiglia di Pelaverga, acciughe al verde, lingua in salsa rossa, salsiccia di Verduno e una selezione di formaggi locali.

Per la cena, una tappa imperdibile è Ca’ del Re, un’osteria a gestione famigliare dove vengono serviti piatti della tradizione piemontese. Il piano superiore è stato adibito a B&B: sette camere in stile rustico, tutte con vista sul giardino.

pier carlo vacchina @ armando rotoletti 2013

In alternativa, per il pernottamento si può scegliere la locanda Al Vecchio Gelso, una cascina ristrutturata con quattro camere.
Per un’esperienza diversa dal solito si può dormire al Real Castello, struttura che appartenne al Re Carlo Alberto di Savoia. Il castello ospita anche una cantina dove si producono Barbaresco, Barolo, Barbera d’Alba e Pelaverga.

Dopo il tartufo e il vino la terza giornata va dedicata all’altra eccellenza della Langa, il formaggio. Un tempo, ogni cascina delle colline dell’Alta Langa aveva almeno un piccolo gregge di pecore il cui latte veniva utilizzato per produrre un formaggio che da queste parti viene chiamato, genericamente, con il nome tuma. Viene prodotto durante i mesi estivi e consumato per lo più fresco, ma la tradizione prevede anche la stagionatura per il consumo nei mesi invernali. L’area di produzione, tra i comuni di Bossolasco, Murazzano, Paroldo e Ceva, è una zona relativamente isolata e comunque poco nota dal punto di vista turistico.

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Nel piccolo borgo di Paroldo si trova la Cascina Raflazz, dove da anni la famiglia Adami si dedica all’allevamento delle pecore e alla produzione dei formaggi di Langa: il Murazzano DOP, la classica tuma di pecora, il Malarin, la Gazola e le tume in vaso. Da qualche anno, una parte della cascina è stata ristrutturata e adibita ad agriturismo con quattro stanze e un ristorante aperto su prenotazione.

A pochi chilometri si trova l’azienda a conduzione famigliare Cora Formaggi: nel comune di Monesiglio, tra le colline descritte da Beppe Fenoglio, il caseificio apre le sue porte su prenotazione e permette di visitare la stalla e il caseificio e di degustare i formaggi.

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Se c’è ancora spazio per la cena, vale la pena di percorrere i pochi chilometri che separano Monesiglio da Bossolasco, dove si trova la Drogheria di Langa, un locale recente che si ispira alla tradizione delle drogherie, ossia delle piccole botteghe di paese che vendevano spezie, generi coloniali e alimentari. Tutti i prodotti – disponibili anche per la vendita – vengono acquistati dalle aziende della zona e cucinati in maniera originale e al tempo stesso rispettosa della tradizione. È uno di quei posti dove il vitello tonnato e l’insalata russa hanno il sapore quelli fatti dalla nonna.

Sebbene sia un piccolo centro, Bossolasco offre delle opzioni eccellenti anche dal punto di vista della sistemazione alberghiera: proprio di fronte alla Drogheria c’è Le Due Matote, piccolo albergo di charme affacciato sulla via principale di quello che è noto anche come il paese delle rose. Non lontano si trova l’Hotel Bellavista, dove regolarmente vengono organizzati corsi di cucina piemontese.

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Informazioni sull'autore
Originaria di un piccolo paese della provincia piemontese, dove vive da sempre. Lavora in un ufficio in una stradina secondaria, ma immagina di abitare a Notting Hill, di lavorare a Williamsburg, di prendere un aperitivo a Montmartre e di cenare a North Beach. E di fare shopping sulla Fifth Avenue. Non sa cucinare, ma adora mangiare. Conosce posti nuovi attraverso il cibo e le tradizioni culinarie. Non riesce a fare a meno di raccontare quello che ha scoperto agli altri.
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