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Joe to go, quando low-cost significa solidarietà in Cambogia

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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 6, 2014

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Chiunque si appresti a compiere per la prima volta un viaggio turistico in Cambogia si appresta allora a visitare la magnificenza dei templi di Angkor Wat, pernottando nel più vicino centro abitato, Siem Reap. Passeggiando per le caotiche strade e stradine di questa cittadina, tra centinaia di “tuc-tuc” che sfrecciano davanti agli occhi o risuonano nelle orecchie, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, tra la policromia delle cerate indossate dai guidatori di motorini e la polifonia delle voci, tra gli odori di carne arrostita e di spezie che aleggiano nell’aria a tutte le ore del giorno e della notte, finirete per trovarvi inevitabilmente nei pressi del vecchio mercato.

E proprio a nord/ovest del mercato, dietro al Caffè Centrale, il vostro sguardo, le vostre orecchie e le vostre narici troveranno requie. Grazie a un luogo nascosto ai più, aperto sette giorni su sette: Joe to go Restaurant e Boutique. Joe to go lo scopri solo entrandovi, quando varchi la soglia e ti sembra di ritrovare quello che avevi già visto a Parigi, ma troppo a caro prezzo, e quello che hai già visto altrove in Indocina, ma non con questa raffinatezza. Ed è allora che ti accorgi degli abiti e degli accessori attaccati ai muri del ristorante. Adesso che ci pensi: ma è tutta qui la boutique? Poi vedi le scale, la freccia “beau fou boutique” che indica il piano di sopra e, ovviamente, sali. Ed è allora che ti si apre davvero un mondo, Beau Fou in senso letterale: collane e portagioie in seta colorata, ventagli in legno dalla foggia inusitata, simili a girandole. E colori, tanti colori: rossi e viola, gialli e verdi. E ancora abiti simil-parigini, borse e borsette, quaderni, porta-biglietti da visita rivestiti in seta e chi più ne ha più ne metta.

A prezzi da anni Ottanta. Ma la cosa più sorprendente ancora è scoprire che tutto questo è equo-solidale, realizzato a mano da ragazzi e ragazze cambogiane e dalle loro famiglie in difficoltà, “raccolti dalla strada” dall’associazione The Global Child, da questa scolarizzati e poi instradati al lavoro. Ed ecco che, a guardare bene, anche i ragazzi del piano terra che stanno al banco del caffè-ristorante sono davvero giovanissimi. E anche la commessa della boutique al piano superiore. Assaggiare i cibi del ristorante (eccezionale, nel suo mescolare il ricercato esotismo dei sapori asiatici con la rassicurante familiarità di quelli occidentali) Joe to go e acquistare gli articoli della sua boutique aiuta a perseguire la missione di The Global Child. E a sentirci meno in colpa nel fare shopping.

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Informazioni sull'autore
Giramondo per passione, ama organizzare viaggi in fai-da-te e scrivere. In particolare, ama inventare "viaggi a tema", che compie insieme al (rassegnato) marito. Tra le varie mete, confessa di avere un debole per l'Asia: questo non significa però che non andrebbe in tutto il resto del mondo. Anche contemporaneamente, se potesse.
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