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Questo articolo è stato aggiornato il Ottobre 20, 2014
Al termine del mio viaggio, mi sono chiesta quale potesse essere la parola che meglio descriveva Istanbul o l’immagine che rimaneva impressa nella mia mente anche solo dopo pochi giorni di permanenza. Istanbul è una bomba a orologeria pronta ad esplodere. È una città in continuo fermento, un incrocio di vite e di sguardi.
Non dorme mai l’antica Costantinopoli, e mai si stanca di stupire i suoi visitatori con i suoi mille contrasti, alcuni facili da comprendere, altri invece rimarranno sempre grandi punti interrogativi. Istanbul è una città capace di ogni cosa, dal tradizionalismo estremo di moschee e donne completamente coperte dal velo, a uno dei musei di arte contemporanea più innovativi d’Europa, insieme ai locali notturni hipster stile occidentale
Premettendo che per conoscere e forse capire veramente Istanbul ci vorrebbe almeno un mese, per chi decide di trascorrere tre giorni nella metropoli turca, queste sono alcune delle cose assolutamente da non perdere.
Piazza Taksim è il cuore pulsante della città, teatro di scontri sociali durante nella scorsa primavera, ha una doppia personalità: di notte è caotica, confusionaria, colma di persone che chiedono l’elemosina, bambini che piangono, venditori, gruppi di amici, famiglie e giovani skater; di giorno invece è più tranquilla, pacata, animata da stormi di uccelli che si innalzano in volo sfrecciando davanti alle patriottiche bandiere rosse.
Visitare una vera moschea, ancora utilizzata come luogo di preghiera dai musulmani. La Yeni Camii è una delle moschee più affascinanti della città, con le sue maioliche raffinate e quel senso di tradizione ancora vivo che ti obbliga ad entrarvi senza scarpe e con la testa coperta dal velo.
Poco distante da Yeni Camii c’è inoltre il Misir Carsisi, conosciuto come il bazar delle spezie, in cui potersi perdere tra aromi di thé, infusi, spezie da ogni parte del Medio Oriente, Turkish Delight e oggetti di ogni tipo. La maggior parte delle guide consiglia normalmente la visita al Gran Bazar, conosciuto ormai come una mera trappola per turisti. Il Misir Carsisi è certamente frequentato, come ogni bazar della città, ma mantiene ancora intatto il suo spirito di mercato locale.
Il Cimitero di Eyup, è uno di quei luoghi che solitamente non fanno parte dei classici itinerari di visita di Istanbul, primo perché si trova al di fuori della zona centrale, secondo perché si tratta di un cimitero. Ma è proprio nei cimiteri che si può ritrovare una dimensione intima più autentica e osservare le persone durante la loro quotidianità. Dal cimitero di Eyup inoltre, la metropoli si apre ampia davanti agli spettatori regalando una vista incredibile. Una volta visitato il cimitero, con la sua incredibile tranquillità che lo rende un rifugio dal caos cittadino, il café Pierre Loti è un ottimo luogo dove potersi rilassare bevendo un çai caldo.
Sicuramente da non perdere è la zona del Sultanahmet con l’Aya Sofia, la Moschea Blu e il sontuoso Palazzo Topkapi, i pilastri della Istanbul antica, rigorosamente contraddistinti da infinite code per l’ingresso.
Un luogo molto interessante è il parco delle mura di Teodosio, non tanto per lo spettacolo delle mura antiche o dei monumenti dell’antica Costantinopoli, piuttosto perché si tratta di un parco frequentato solamente da famiglie locali, passeggiare lungo le sue strade permette di vedere famiglie che si godono un pic nic o genitori che giocano con i figli.
Istanbul cambia di nuovo volto e diventa più dolce, silenziosa, intima per poi riesplodere e insegnare anche alla stessa Europa, il significato di arte e innovazione. L’Istanbul Modern è nato nel 2004 da un antico magazzino portuale situato sul Bosforo. Oggi ospita opere di artisti contemporanei di fama mondiale, ma più di tutto è uno spazio di mostra per la scena artistica contemporanea turca, dove poter scoprire i dettagli della situazione socio-culturale del Paese, grazie all’interessante galleria fotografica.
Infine, una delle zone migliori dove cenare è sicuramente Galata, le vie intorno all’antica torre di origine genovese, ricche di locali alternativi dove poter gustare ottima cucina turca e fumare narghilé.
Foto di Tambako The Jaguar, Pedro Szekely, Joseph Kranak, Bentom Wyemji, Moyan Brenn, Minamie’s Photo
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