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In Croazia a Rab: vivere l’isola una settimana a 300€

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Questo articolo è stato aggiornato il Ottobre 10, 2012

Capitolo a parte va aperto per le cene di pesce, soprattutto il fritto di mare. Se vi sedete al tavolo alle 22 non osate nemmeno pensare di chiederlo. Bisogna tenere conto che tedeschi, croati e vicini hanno l’usanza di abbandonare la spiaggia alle 18 come massimo, in modo di essere a tavola già per le 18.30. Se arrivate al ristorante 3 ore e mezza dopo di loro, l’olio di frittura non è più così in forma.

Il fatto dello sgombro di massa alle 18 è però una cosa favolosa per ci si vuole godere la spiaggia fino al tramonto. Vi assicuro che non ci sarà più nessuno tranne voi. Potete prendervi le sdraio che volete, giocare a calcio, a racchettoni, fare corse avanti e indietro e dulcis in fundo lasciar giù un 2-3 € al chioschetto per prendervi il vostro sex on the beach o una batida de coco per aspettare sdraiati il tramonto. Se si va sull’isola di Rab, è d’obbligo almeno una visitina all’omonimo capoluogo. La strada che porta da Lopar a Rab, 10-12 km, vale da sola il prezzo del biglietto: un magnifico percorso panoramico tra i mille paesaggi che cambiano ad ogni curva, dal brullo-roccioso, al verde dei boschi, alle vedute a picco sul mare e sui borghi costieri.

La sera vale la pena anche prendere, un po’ a caso come abbiamo fatto noi, una delle strade (stradine, due utilitarie si toccano con gli specchietti) che conducono sulla catena rocciosa che caratterizza il lato est dell’isola, per gustarsi il panorama meraviglioso; la sconfinata mi è costata più di qualche mugugno durante il breve tragitto, ma la sorpresa della comitiva (e anche mia, dato che non è che ci fossi mai stato giù per di lì) mi ha ripagato dell’insistenza.

L’antica città di Rab (Arbe) è situata su una piccola penisola, circondata completamente dalle mura di cinta. È particolare per i suoi quattro campanili romanici che la fanno sembrare uno stupendo veliero e la rendono unica in tutto il mondo. Il nucleo storico è caratterizzato da tre vie longitudinali collegate tra di loro con altre piccole vie trasversali. Le mura e la fortezza della città furono donate a Rab (antica Arbe) dall’Imperatore romano Augusto Ottaviano nell’anno 10 a.C.. L’aspetto urbanistico della città risale per lo più al Medioevo ed è proprio esso a donare alla luogo quell’impronta particolare. Nelle immediate vicinanze delle mura si stende il magnifico parco Komrcar (Campo Marzio), con piccole stradine che si slungano tra pini centenari, agave e querce mediterranee. Scendendo lungo le viuzze verso la spiaggia cittadina e il lungomare che circonda la baia di Sant’Eufemia dove possiamo fare lunge e rilassanti passeggiate circondati da una natura preservata.

Il rapporto degli abitanti dell’isola nei confronti degli Italiani sembra di una discreta ben disposizione in generale. Alcuni parlano o capiscono ancora la lingua italiana, segno della forte impronta storica della dominazione Veneziana prima e Italiana poi. Ma nel centro di Rab campeggia una lapide a ricordare una macchia nera della nostra presenza: nella baia di S.Eufemia a 6 Km. dal capoluogo, nel luglio 1942 venne realizzato con piccole tende militari un campo per detenere i civili arrestati durante le operazioni militari in Slovenia e Dalmazia, a causa della saturazione dei campi minori di Laurana, Buccari e Porto Re, situati vicino a Fiume. Solo nel gennaio 1943, in seguito a segnalazioni ufficiali del Vaticano di numerose morti di fame e di freddo, di cui molti bambini, furono impiantate tende grandi e rese agibili le prime baracche in legno o muratura. Per noi, che nulla sapevamo di tutto ciò, è stato un brutto pugno nello stomaco.

Se rientrate di notte percorrendo le strade dell’isola, fate molta attenzione alle pecore giganti. Il panorama invita infatti alla distrazione, ed è così che tra una curva e l’altra ti trovi davanti agli occhi all’improvviso una pecora. Ma non ricordo di aver mai visto una pecora così grande come quella che mi sbarrava la strada e non dava segno di timore di essere investita… E sottolineo che ero assolutamente sobrio, dato che la tolleranza in Croazia per il tasso alcolemico è a 0,00 senza alcuna differenza tra neo-patentati ed esperti.

Il sabato mattina, dopo una sola settimana, dispiaciuti per la brevità della bella vacanza, lasciamo il nostro accogliente appartamento per dirigerci verso casa. L’accortezza da seguire sarebbe quella di partire la mattina prestino (ore 8 circa), in modo da non stare ore e ore incolonnati ad aspettare il traghetto, come invece, ahimè, abbiamo fatto noi. La strada del ritorno, ancora il litorale panoramico della costa del Quarnero, è stata molto piacevole, fino a quando non ci troviamo improvvisamente in colonna, dovuta al ribaltamento di un camion, che per metà occupa la carreggiata; risultato: 3 ore di coda. Così, anche il viaggio di ritorno è stato di quelli interminabili, con code alla frontiera croato-slovena (strada leggermente in salita e frizioni bruciate che non si contavano più) e deviazione nostra spontanea per evitare qualche decina di km di coda a Mestre.

Al di là di qualche problemuccio di viaggio, che manco avessimo la nuvoletta di Fantozzi a rimorchio avremmo collezionato tante e tali coincidenze, è un viaggio che sicuramente rifarei e che consiglio sempre a chiunque mi è caro. Direi che si tratta della vacanza perfetta per i miei canoni, anche per la sua natura veramente low-cost: calcolando tutte le spese (carburante, pedaggi, appartamento, cibo cucinato, diverse cene fuori, extra e souvenir) non siamo andati di tanto oltre i 300 €, non facendoci mancare praticamente nulla.

Post di Stefano Finezzo

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