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Questo articolo è stato aggiornato il Gennaio 16, 2014
A Gaeta, le tre fenditure nella roccia, è il punto di partenza di un complesso che attira visitatori da ogni parte dell’Italia e non solo. Turismo di fede e turismo di piacere. Sì, perché la Montagna Spaccata non è solo il panorama suggestivo di una architettura naturale, è anche religione, storia, leggenda.
I 35 gradini che portano dritti dritti nel cuore nel mare, in una insenatura magica dalle acque limpide e splendenti e dall’atmosfera romantica che tanto piace agli innamorati racchiude molto più di questo.
Un occhio attento, pratico,critico riuscirà a vedere, in quelle fenditure, un comodo rifugio per le navi saracene, i cui i pirati, nel Medioevo, al sicuro da occhi indiscreti, preparavano agguati e tentavano depredazioni.
Accanto al rifugio dei pirati e al di sopra di esso, quasi a sancirne la superiorità, svetta il Santuario della SS Trinità, risalente al secolo XI e fondato dai monaci Benedettini. Oggi sede dei missionari del PIME, ha accolto in preghiera, nel corso degli anni, numerosi pontefici, vescovi, santi e sovrani: Pio IX, Ignazio di Loyola e San Filippo Neri, per citarne alcuni. A proposito di San Filippo Neri, pare che abbia vissuto all’interno della Montagna Spaccata e che ivi si ritirasse in meditazione su un giaciglio in pietra che porta il suo nome.
Accanto alla storia e alla fede, si immette, dominante, la leggenda della Mano del Turco. Era un marinaio ed era miscredente. Non credeva che la fenditura della roccia fosse stata conseguenza della morte di Cristo né che fosse concomitante allo squarcio del velo del tempio di Gerusalemme. Così, irriverente e sbeffeggiatore, il nostro marinaio scendeva tra le fenditure. Ad un certo punto, nella discesa, appoggiando la mano sulla roccia che gli faceva da corrimano, a sorpresa, si rese conto che quella roccia, al contatto, era divenuta morbida e cerea, conservando per sempre l’impronta di quella mano che tanto ostinatamente aveva miscreduto.
Dalla storia alla leggenda, quindi, passando per la fede per ritornare sulla natura, impareggiabile architetto e ispiratore di stili. Nel 1434, probabilmente in seguito a un terremoto, da due dei costoni che ormai ci sono familiari, si staccò un macigno che si fermò un po’ più in basso, incastrandosi tra di essi. Fu su quel macigno che fu poi costruita la Cappella del Crocefisso, dall’alto della cui cupola si può godere della vista mozzafiato che solo un complesso così naturalmente strutturato sa offrire.
Dalle spalle del Santuario, inoltre, partono vari sentieri percorribili a piedi e con scarpe comode: la passeggiata perfetta per chi ricerca la pace e l’aria pura senza rinunciare al piacere di una escursione in piena regola.
E per finire la giornata? Scendete sul mare, sul bel Lungomare Caboto, e fermatevi a prendere un buon gelato alla gelateria “Il Pinguino”. A pochi passi dalla più famosa gelateria “Il Molo”, pur avendo meno varianti, offre alla clientela gelati di altissima qualità, paragonabili, se non superiori, alla sua più famosa concorrente.
Non lasciatevi ingannare quindi dal locale piccolo e poco appariscente, non barattate la qualità per la notorietà: fermatevi e provate.
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