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Questo articolo è stato aggiornato il Maggio 8, 2015
Nel fine settimana del 25 aprile appena trascorso ci siamo diretti verso il Friuli Venezia Giulia e più precisamente in Val Pesarina per il Blog Carnia, un blogtour promosso dal Gal Euroleader per la promozione di questo territorio come meta turistica.
Memore dell’ultima esperienza in Trentino (di tipo decisamente avventuroso tra canyoning e discese in corda) questa volta ho puntato alla scelta di un blogtour più slow. In due giorni abbiamo avuto modo di visitare il territorio di Prato Carnico, girovagare per la Val Pesarina, scoprire il paese di Pesariis e soprattutto degustare i piatti tipici del territorio in generale.
Per due notti sono stato ospite dell’agriturismo Sot la Napa, un bel palazzo del ‘600 in stile carnico e veneziano, totalmente rinnovato ed ammetto che aveva il suo fascino. Posizionato nel centro del piccolo paese svolge anche la funzione di ristorante e vi posso garantire che la cura con cui la signora Eliana e le figlie preparano le varie pietanze impressiona per la bontà. Il fuoco acceso al centro della nostra sala dava poi un tocco tipicamente montano. Non sono mancati i piatti tipici come i Blenc o i Crjasciòn, primi piatti veramente curiosi ma del mangiare in Carnia ve ne voglio parlare con più attenzione.
La Carnia è una zona montuosa del Friuli Venezia Giulia che ha vissuto alterne vicende storiche e la vicinanza con l’Austria l’ha contaminata almeno nella parlata del dialetto in alcune zone. Tuttavia quello parlato a Prato Carnico o Pesariis, ad esempio, è una variante di quello friulano e sentirli conversare fra di loro, giovani e meno giovani, mi ha fatto provare un pò di invidia pensando ai nostri ragazzi romagnoli che del dialetto locale pensano sia forse una lingua straniera. Le foreste di queste valli erano fondamentali per i palazzi e le navi di Venezia e grazie alla presenza di legname di qualità la Carnia ha conosciuto un periodo d’oro.
Il tempo nel weekend non è stato proprio il massimo ed è stato un peccato non poter fotografare le cime ancora innevate attorno alla valle, tuttavia l’ambiente naturale, le foreste e il fitto programma non ci han fatto proprio pesar più di tanto questa mancanza. L’impressione che ho avuto è quella di essermi trovato in un ambiente ancora da scoprire e da far scoprire ad un numero di turisti più numeroso che comunque d’estate, almeno nei mesi estivi, non mancano. E’ un luogo di silenzi e non è un caso che sia molto apprezzato per chi cerchi di sfuggire dalla vita stressante di città come Milano o Bologna.
La Val Pesarina vien chiamata anche la valle del tempo e l’intero paesino di Pesariis è una sorta di museo a cielo aperto con orologi di grandi e piccole dimensioni, molti di essi veramente suggestivi per la grandezza o il tema. Arrivando nel pomeriggio del 24 aprile ho avuto maggior fortuna rispetto agli altri colleghi di poterne fotografare alcuni con un cielo ancora sgombro di nuvole ed una luce che ne esaltava i disegni.
Abbiamo visitato anche il piccolo museo dell’orologio dove ci è stata raccontata la grande tradizione di orologi da campanile presente nella valle già dal 1500 ed abbiamo infine gironzolato tra le vie più suggestive dove si trovano installati gli orologi più particolari.
Nella mattinata di venerdì abbiamo passeggiato fino agli stavoli di Orias, ovvero delle graziose case in legno che una volta venivano adoperate come ricoveri per le vacche che dovevano andare verso le malghe. Se ne trovano ancora oggi alcuni perfettamente ‘funzionanti’, ma molti di essi sono oggi diventati seconde case. Quelli di Orias sono tra i più carini dato che sono diversi ed hanno creato una sorta di borgo.
Nel pomeriggio ci hanno accompagnato nella frazione di Osais per fare una visita alla chiesa di San Bartolo e agli affreschi dell’abside del XIV secolo realizzati da Pietro Fuluto, ed è stato molto interessante ascoltare gli usi e la vita di quel tempo da ‘Bepin’, un abitante di quella frazione che per un pomeriggio si è prestato come guida.
Abbiamo poi visitato la Casa del Popolo, uno di primi luoghi in Italia dove è nato il cooperativismo. La mattina di domenica l’abbiamo dedicata alla scoperta di Sauris, ma come si dice in questi casi sia del mangiare che ho degustato che della visita a Zahre (ovvero Sauris), ve lo racconterò nei prossimi post perché meritano, entrambi i temi, maggiore attenzione.
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