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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 31, 2017
In un tempo in cui gli dei si contendevano il predominio delle terre ci fu un potente scontro in Attica per il controllo della città capitale della regione. Il mito racconta attraverso le parole di Apollodoro che “Poseidone per primo si recò sul luogo, vibrò un colpo di tridente in mezzo all’Acropoli e fece apparire un mare che oggi chiamano Eretteide. Dopo di lui venne Atena, che prese Cecrope come testimone del suo insediamento e piantò un ulivo.”
Il saggio Zeus e dodici dei testimoni del fatto giudicarono più consono e utile alla cittadinanza il dono portato da Atena, il sacro ulivo con il suo saporitissimo olio e a lei dunque fu consacrata la polis che da allora reca il nome di Atene. L’Ulivo sacro sorge oggi sull’acropoli accanto al tempietto che custodisce la sacra fonte fatta scaturire da Poseidone detto appunto Eretteo.
Quest’ultimo, conosciutissimo per le colonne portanti del proprio portico, le cosiddette Cariatidi, è solo una delle antiche strutture che si possono vedere nel sito archeologico più conosciuto della Grecia, quello dell’acropoli di Atene.
Come arrivare e come accedere all’Acropoli
Dal greco antico ἄκρος “akros” alto e πὸλις “polis” città, il sito è in posizione sopraelevata rispetto agli altri quartieri della città per cui è visibile da ogni suo punto. Naturalmente i mezzi pubblici non giungono fino in cima, ma la metropolitana si avvicina all’ingresso principale dove si trovano le biglietterie, fermata (dal nome scontato!) Acropolis.
Il biglietto d’ingresso ha un costo di 20€ (ridotto 10€) ed è valido per il solo accesso all’Acropoli. Qualora si volesse ampliare la visita entrando in altri siti archeologici, una buona soluzione può essere il biglietto complessivo da 30€, che dà accesso anche al Ceramico, al relativo museo, all’agorà antica e a quella romana.
Il sito è aperto dalle 8.00 alle 20.00, sconsiglio la salita nelle ore centrali del giorno, soprattutto in estate!
Cosa vedere nell’Acropoli
Se siete degli appassionati di archeologia potreste spendere quassù un’intera giornata: il percorso di visita infatti ricalca la strada in salita dell’antica via Panatenaica, la via delle processioni religiose che salivano ai templi principali commemorando l’unificazione dei villaggi da parte di Teseo e la conseguente fondazione della città. Lungo il percorso potreste già soffermarvi ad ammirare ciò che resta dell’Odeo di Erode Attico, della Stoà di Eumene e del Santuario di Asclepio.
Giunti in cima si accede all’area sacra vera e propria attraverso i Propilei monumentali dai quali riuscirete già a scorgere la mole imponente del Partenone (Παρθενών, Parthenṓn), il tempio più conosciuto del mondo greco, dedicato ad Atena, patrona cittadina, il simbolo della democrazia ateniese e magnifica realizzazione del periodo classico.
Accanto non può sfuggire il già citato Eretteo (Ἐρέχθειον, Erechtheion), il luogo della mitica contesa.
Seguendo il percorso di visita in senso orario vi troverete alla terrazza panoramica esattamente opposta all’ingresso e, a seguire, alla terrazza laterale che si affaccia sul teatro di Dioniso, sede delle grandi competizioni teatrali antiche.
Come arrivare a Capo Sounion
Da Atene si giunge al sito in autobus, in circa due ore, che scorrono però piacevoli dato che gran parte del tragitto è vista mare.
La fermata è nei pressi del Museo Archeologico Nazionale, in Aegyptou Square, lato viale Mavrommataion. Si giunge qui in metropolitana, fermata Victoria.
Cosa vedere a Capo Sounion
Il rivale sconfitto, Poseidone, non divenne patrono cittadino. Tuttavia a lui fu dedicato un tempio degno di nota sulla costa, dal quale si poteva guardare il mare Egeo, “sconfinato e color del vino“.
Egeo era il nome del mitico re di Atene, padre di Teseo, che da questi scogli scrutava l’orizzonte in attesa del figlio, partito verso Creta per sconfiggere il Minotauro: qualora fosse tornato vincitore avrebbe alzato vele bianche, in caso contrario la nave avrebbe avuto vele nere. Il mito ci racconta che Teseo tornò vincitore, ma si dimenticò, nella frenesia, di sostituire le vele della sua nave che quindi apparirono nere e funeste agli occhi del padre. Egeo disperato si gettò dalla scogliera credendo di aver perso l’amato figlio e il mare greco porta tristemente da quel giorno il suo nome.
Il tempio dorico dedicato al dio del mare fu una suggestiva attrazione per i viaggiatori di tutti i tempi, forse anche perché da qui si gode di un meraviglioso tramonto! Consiglierei quindi una visita pomeridiana!
Lord Byron ne rimase affascinato al punto da incidere il suo nome sulla base di una colonna e da citare il luogo nel suo poema Don Juan.
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