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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 30, 2014
Anche quest’anno abbiamo partecipato alla nuova edizione di #AlbeinMalga, un progetto di valorizzazione turistica della regione Trentino che vede coinvolte una quindicina di malghe del suo territorio e che per un giorno aprono le porte delle loro stalle e caseifici ai turisti.
Le previsioni meteo non erano delle migliori ed arrivando nella Valle di Ledro, la nostra meta, ne abbiamo avuto immediata conferma. Arrivati a Bezzecca, siamo comunque saliti in auto fino a Malga Trat e di lì, a piedi, abbiamo raggiunto il rifugio Nino Pernici.
La sorte ha voluto che smettesse di piovere per un momento proprio al nostro arrivo al rifugio. Col diradarsi delle nuvole ci è stato così possibile ammirare le montagne circostanti e le valli ai nostri piedi. Era possibile, addirittura, vedere una piccola porzione del lago di Garda.
Riva del Garda è a pochi chilometri dalla Valle di Ledro e non a caso la zona è definita come Alto Garda. Fatte le presentazioni e bevuta qualche birra assieme ai giovani gestori del rifugio prendiamo possesso della nostra camerata. La prima cosa che notiamo è che gli interni odorano di legno fresco, ed infatti ci informano che il rifugio è stato appena ristrutturato e gli elettricisti se ne erano andati da neanche un’ora.
Dopo aver guardato le tante foto incorniciate ed osservato i numerosi reperti della Grande Guerra appesi qua e la per il salone è arrivato il momento di metterci tutti a tavola. All’interno del rifugio è possibile infatti assaporare l’ottima cucina trentina ed è così che in un’attimo troviamo la nostra tavola imbandita di salumi e formaggi tipici, la famosa polenta di patate della Valle di Ledro, poi crauti, goulash e vino trentino. Immancabili a fine pasto le grappe, tutte rigorosamente fatte in casa.
Naturalmente dopo cena cosa vuoi fare se non stare a fianco della stufa accesa e chiacchierare con un bicchier di grappa in mano? E così facciamo fino a quando non è arrivato il momento di andare a letto anche perché la sveglia è puntata alle 4.30. All’alba siamo già tutti in piedi e grazie al pickup di Marco, il gestore del rifugio, raggiungiamo Malga Trat. Stefania, la guida che ci accompagnava era molto preoccupata che i turisti prenotati non si sarebbero presentati visto il tempo da lupi. Ed invece quasi trenta persone, nonostante la pioggia battente, hanno partecipato alla fase della mungitura, al momento del trasferimento del latte nel vicino caseificio fino alla colazione. Un successo. La cosa che più ci ha stupito è stato incontrare dei giovanissimi che gestiscono le attività della malga assieme alla famiglia. Stefania. 21 anni, nelle stalle segue la mungitura assieme al fratello più piccolo Gabriele, 7 anni. Matteo, 18 anni, si occupa invece con sapienza del caseificio.
Alle 10 ci incamminiamo di nuovo verso il rifugio Pernici e dopo aver messo i panni bagnati ad asciugare decidiamo di rispettare il programma del blogtour nonostante la pioggia. Ed è così che ci incamminiamo lungo i sentieri che portano lungo alcune trincee della Grande Guerra. Quello che colpisce non è solo una natura splendida ed un panorama mozzafiato, ma è anche l’architettura dei piccoli bunker militari scavati letteralmente nella roccia. Lungo le creste delle montagne che ci circondano se ne trovano a centinaia e gli appassionati del trekking storico a mio avviso devono fare un salto in queste zone. Ritornati al rifugio il tempo ci concede una tregua e torniamo a tavola. Questa volta ci concediamo giusto un piatto di Strangolapreti, piatto tipico davvero delizioso di grandi gnocchi con pane raffermo fatto riposare nel latte, poi spinaci, uova, Trentin grana e saltato nel burro.
Nel pomeriggio ci trasferiamo a Lenzumo, in vallata, per prender possesso della nuova sistemazione, ovvero il Garnì dal Mozàt, una struttura ricettiva totalmente nuova e costruita interamente in legno, con camere ampie e comode. La giornata la concludiamo a cena presso la locanda Tre Oche, un albergo che svolge anche attività di ristorante in località Molina di Ledro. Qui devo ammettere che abbiamo toccato il massimo dal punto di vista gastronomico con una cena a base di pesce di lago. Ci siamo letteralmente fidati dell’oste, un campano che si è trasferito in valle nel lontano ’75 ed ha sposato una valligiana. Insalata di salmerino, poi ravioli ripieni di lavarello con pomodoro pachino e pesto di rucola, poi persico saltato ed impanato con le verdure, il tutto accompagnato da una bottiglia di Nosiola, una vino bianco Trentino ottimo. La cena si conclude poi con un dolce, lo gnocco boemo, una delizia della Valle di Ledro.
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