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Questo articolo è stato aggiornato il Luglio 5, 2019
L’isola più incontaminata, misteriosa, solitaria dell’Arcipelago Toscano: l’Isola di Montecristo. Riserva naturale integrale, come ogni luogo non accessibile a tutti ha un fascino incredibile. Montecristo si nega alla visita, o meglio per visitarla è necessario fare lunghi appostamenti, fino a riuscire finalmente a fissare un primo appuntamento.
Una riserva naturale integrale
Infatti Montecristo non si può raggiungere con la propria imbarcazione, né si può visitare in autonomia. Le guide ci conducono lungo itinerari precisi, nel totale rispetto di una riserva naturale integrale. Inutile dire che le regole da rispettare sono strette: oltre a non lasciare rifiuti, non si possono cogliere fiori o piante, disturbare gli animali, non ci si può stendere sulla spiaggia, fare il bagno, fumare o fare pipì.
Niente deve turbare il naturale sviluppo di un ambiente che è intatto e fa parte sia del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che della Riserva della Biosfera Isole di Toscana; un ambiente in cui, attualmente, l’uomo è presente solo grazie al presidio del Raggruppamento Carabinieri Biodiversità; tuttavia in passato l’uomo abitava Montecristo, come si ha modo di scoprire esplorando l’isola.
Come prenotare
Tramite l’ufficio del Parco Nazionale si prenota il servizio di un’agenzia elbana che fornisce a pochi fortunati il servizio di navigazione e visita con guida ambientale. Bisogna tenere d’occhio il sito del Parco e provvedere subito alla prenotazione appena vengono pubblicate delle giornate di visita (che si svolgono di solito da maggio a ottobre). Si inviano i nominativi, il numero del documento con cui ci si presenterà all’imbarco e si paga subito la somma pattuita (100 euro a persona).
L’imbarco avviene dal porto di Piombino alle 8,30 di mattina o da Porto Azzurro, all’Isola d’Elba alle 9,30; la navigazione prosegue in mare aperto per un totale di tre ore e mezzo.
Cosa aspettarsi
Il primo avvistamento di Montecristo dalla motonave è un cono di granito rosaceo, dalle pareti scoscese e inospitali. L’insenatura naturale dove si trova il minuscolo porticciolo, Cala Maestra, accoglie i visitatori con una bella spiaggia, un edificio (centro documentazione del Parco) e una villa un po’ retrocessa.
Scopriremo poi, nel corso della visita, che la villa fu molto amata da Vittorio Emanuele III di Savoia che ne fece una riserva di caccia esclusiva nel 1899; negli anni ’70 un progetto edilizio mirava a farne un resort di caccia extralusso, progetto fallito per l’opposizione unanime degli abitanti dell’Elba.
La particolarità di Montecristo è data dal suo isolamento, che ha permesso il prosperare della flora e della fauna mediterranea. L’isola è regno della macchia mediterranea, con una pianticella profumata tipica del luogo, il maro. Un bosco di lecci secolari è tutelato (e non si può visitare). Alcune specie sono endemiche come la vipera di Montecristo, la capra selvatica, il discoglosso sardo (una specie molto rara di rana).
Il mare
Il mare intorno a Montecristo è cristallino e protetto, per questo i natanti non possono avvicinarsi più di un chilometro. Le acque sono ricchissime di poseidonia, anemoni di mare e coralli; inoltre l’isola è compresa nel Santuario Internazionale dei Cetacei Pelagos.
L’esperienza
Sull’isola regna il silenzio, interrotto solo dalle urla dei gabbiani. Ma se non si può fare vita da spiaggia, non si può fare il bagno, che tipo di visita si fa?
Una passeggiata a piedi, su un sentiero di roccia e tutto in salita (e sotto il sole). Si risale questo cono, si arriva ai resti del convento di San Mamiliano, eremita di origine palermitana e fondatore di una comunità monastica, residente sull’isola fino al 16° secolo. Quello che si può visitare sono i resti dell’antica abbazia e del Monastero di San Mamiliano.
I percorsi a piedi sono guidati, devono essere fatti in sicurezza (scarpe da montagna, cappello, scorte d’acqua ecc.) e offrono continuamente scorci sul mare. Inoltre l’isola è legata, nell’immaginario comune, al romanzo di Dumas: Il conte di Montecristo, dove si parla di un leggendario tesoro custodito proprio nell’abbazia.
L’impressione che ho ricavato io è quella di avvicinarsi a un sacrario, un sacrario naturale, dove ancora l’uomo non ha compiuto troppi danni; il modo in cui dovremmo tutti cominciare ad approcciarci alla natura, per rispettarla maggiormente.
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Parco Nazionale Arcipelago Toscano
Portoferraio – Isola d’Elba
tel. 0565 908231
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L’isola, che ben conosco, non fu salvata dagli abitanti dell’Elba, ai quali non fregava proprio nulla, ma dal gruppo di ordinari di zoologia dell’università di Siena dritti dal Prof. Baccetti e passata come riserva naturale con decreto del Ministro all’ambiente allora Pavan. Perchè non scrivere mai le cose come stanno, ed il primo guardiano che li abitava con la famiglia si chiama o si chiamava Amulio Rossi di Portoferraio