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Questo articolo è stato aggiornato il Febbraio 22, 2016
Delego l’inizio di questo post alle parole di qualcun altro: Mark Twain.”Tra vent’anni sarai più infastidito dalle cose che non hai fatto che da quelle che hai fatto. Perciò molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri.”
Parti. Prendi un aereo. Vola in India e vai a Varanasi. Abbandonati, stupisciti, spaventati, piangi, ridi, assaggia, annusa, naviga sul Gange. Varanasi, conosciuta come Benares, è una città che si trova nell’Uttar Pradesh, stato dell’India settentrionale.
Nei circuiti turistici di chi si reca in India per un primo assaggio, Benares è sempre inserita come una delle tappe principali. Personalmente l’ho visitata solo in occasione del mio terzo viaggio in India e devo ammettere che ha un fascino senza eguali.
Dal Nepal, dove la mia compagna di viaggio e io abbiamo trascorso una settimana per visitare la valle di Kathmandu, abbiamo raggiunto Varanasi con un volo interno e con l’idea di cercare sul posto una sistemazione. Come spesso succede in viaggi concepiti in questo modo, la condivisione di mezzi e indicazioni fra backpackers fa evolvere le situazioni continuamente e in modi inaspettati.
Questo per dirvi che, dividendo il costo del taxi con un australiano conosciuto appena fuori dall’aeroporto, e scoperto che noi non avevamo ancora prenotato l’hotel e ci saremmo affidate semplicemente al caso, ci siamo fatti lasciare dal tassista all’hotel (ergo guesthouse/bettola a gestione familiare) che lui aveva già prenotato, con l’intenzione di chiedere se avevano una camera anche per noi. La camera fortunatamente c’era, perché Varanasi ci ha accolto a dicembre con una pioggia torrenziale, la nebbia e il freddo.
Ed è così che abbiamo conosciuto Jonathan, l’australiano, e Stefano, l’italiano, che alloggiava nello stesso posto. Ed è sempre così che conosci altri viaggiatori che arricchiscono il tuo viaggio… ma non l’elenco degli hotel che puoi raccomandare ad altri viaggiatori quando torni a casa.
Cosa si fa a Varanasi? La particolarità di questa città è sicuramente data dalla sua conformazione: un vero e proprio labirinto di vicoli stretti e suggestivi dove perdersi è d’obbligo.
Con grande orgoglio posso dunque dirvi che, soprattutto il primo giorno, non siamo tornate così facilmente in guesthouse. Il vostro punto di riferimento sarà il fiume Gange, su cui è adagiata la città. Noi abbiamo dedicato tre giorni alla visita della città che, a mio avviso, è da vivere passeggiando, esplorando e osservando senza molti programmi… eccetto uno: il giro in barca sulla Madre Ganga, così come viene chiamato il Gange, da cui tutto ebbe origine secondo la religione induista.
Varanasi è la città sacra per eccellenza, quella in cui, almeno una volta nella vita, ogni induista deve recarsi per potersi bagnare nelle acque della Madre Ganga immergendosi da cinque ghats diversi.
Cosa sono i ghat? Delle normalissime scalinate che terminano all’interno del fiume e rivestono un ruolo fondamentale per le abluzioni dei fedeli e per la vita degli indiani. È sui ghat, infatti, che avvengono molti rituali (la cremazione fra tutti) e molti gesti quotidiani. Girate lungo i ghat e questa città sarà un’amante generosa e senza riserve: è qui che gli indiani pregano, giocano, si lavano, cucinano, lavano le pentole, si radono i capelli, buttano l’immondizia, fanno l’elemosina, leggono, fanno pipì, vendono merci e danno luogo alle cremazioni. Qualsiasi sia il posto in cui alloggerete, vi proporranno il giro in barca sul Gange; diversamente, andate direttamente verso i ghat e contrattate il prezzo per un giro sul fiume di circa un’oretta con il primo barcaiolo che incontrate. I momenti più intensi per questa esperienza fluviale sono la sera, per assistere alla puja, e la mattina prestissimo per le cerimonie funebri.
La puja (atto di adorazione verso una divinità) viene celebrata ogni sera alle 18.45 e noi l’abbiamo vista facendo capolino da uno dei vicoli della città: questo rituale mistico e scenografico si chiama Aarti, ed è celebrato dai bramini. Ha un sapore antico, fatto di gesti eleganti, luci tremolanti, cimbali e canti devozionali. Un’emozione paralizzante.
Per il giro in barca ci siamo affidate alla guesthouse: un giovane e gentile ragazzo indiano è venuto a prenderci all’alba.
Si muoveva con grande dimestichezza fra i vicoli, mentre noi, assonnate, lo seguivamo in religioso silenzio. Il fiume e la città erano avvolti dalla nebbia di dicembre e molto dolcemente ci siamo avvicinate fin dove permesso al Manikarnika Ghat, che fa da cornice alle cremazioni pubbliche. Imbambolate e impotenti abbiamo assistito all’incantevole vista di Varanasi dal Gange, che cambia colore a seconda della stagione, del mese e dell’ora, ma ti si imprime negli occhi e nella memoria in maniera indelebile. Una brulicante umanità avvolta dalla nebbia, dal fumo e dalla cenere, ruota intorno alla pira funeraria su cui giace il corpo del defunto.
Il figlio maschio accende la pira solo dopo aver compiuto intorno ad essa i cinque giri rituali. Nessuno piange, questo lo avevo notato anche in Nepal. Tutto è avvolto dalla più totale naturalezza. Il barcaiolo ci dice che è perché il dolore lo si esterna a casa e non in quel momento. Il corpo brucerà per quattro o cinque ore.
Cogliere tutti i dettagli di quell’immagine pare impossibile… io e Anna registriamo cose diverse che solo più tardi ci racconteremo. Non è questo il momento in cui parlare. Un odore di corpi bruciati, incenso e legno si leva nell’aria e accompagna il nostro ritorno sulla terraferma che ci riporta brutalmente all’unica grande certezza del momento: siamo in India!
Se volete concedervi a Varanasi un momento di leggerezza e bontà, non perdetevi il lassi al Blue Lassi Shop.Turistico? Assolutamente sì! Buono? Tantissimo!
Il lassi è una tipica bevanda indiana a base di yogurt molto rinfrescante, solitamente mescolato con acqua, spezie, sale o zucchero.
Il locale è sempre pieno e ci si arriva seguendo le indicazioni che trovate un pò ovunque lungo i muri dei vicoli tortuosi; se chiedete, chiunque saprà indicarvi. Si trova in zona Bhelupur ed è aperto dalle nove del mattino alle nove di sera. Si può gustare al naturale, plain lassi oppure nelle golose varianti che propongono al Blu Lassi: al mango, al cioccolato, alla fragola, al cocco o tutti frutti. Noi ci abbiamo fatto colazione e viene servito in una delizosa coppeta di terracotta con tanto di decorazione fruttata. Appagante per gli occhi e per il palato.
Inoltre, per non dimenticare dove siete, sfilano spesso davanti al negozio i cortei funebri diretti al fiume. Come succede ovunque nel mondo, la vita e la morte si danno la mano. Sempre. A Varanasi se la stringono più forte.
Foto di www.yanidel.net
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