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Cambogia: Siem Reap, arrivare in barca da Battambang

4 minuti di lettura
Da Battambang a Siem Reap, come spostarsi in barca in Cambogia, un viaggio lento ma bellissimo, un racconto e un'avventura per chi cerca l'essenza vera de viaggio, anche in Cambogia.

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Questo articolo è stato aggiornato il Giugno 27, 2016

A Battambang, di cui vi ho raccontato in un altro post perché mi ha colpito moltissimo, ho soggiornato allo Star Hotel per 12 dollari a notte: una camera senza finestra ma pulita e spaziosa. Lo stesso dicasi per il bagno, uno dei più grandi e puliti avuti durante tutto il viaggio, il servizio lavanderia di cui ho approfittato e la possibilità di prenotare gli spostamenti.

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Colazione a richiesta ma da fare nell’hotel accanto che però non ho mai provato. Punto di forza di questo hotel è la posizione, perché vicina alla stazione degli autobus e al mercato notturno. So che alcuni turisti si sono lamentati perché non è vicino alla via centrale, posto che non esiste una vera e propria via centrale: è come al solito tutto relativo. Per molti è un problema camminare trenta minuti, per alcuni (me inclusa) trenta minuti dall’altra parte del mondo dove ogni angolo è da scoprire, non sono nulla. Il personale della reception non aveva un inglese eccellente, molto dipendeva da chi era in turno, tutti erano però in grado di dare le informazioni base.

Come raggiungere Siem Reap da Battambang

Avete due possibilità: l’autobus, per pochi dollari e meno ore (5 dollari /4-5 ore) o la barca (20 dollari / 7-8 ore). Uno dei motivi che mi hanno spinta in questa città è stata proprio la possibilità di andar per fiumi. Barca sia dunque! O meglio dire chiatta?

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A mio sfavore avevo: i mille pareri negativi trovati in rete; la consapevolezza che viaggiando durante la stagione secca (febbraio) il livello dell’acqua sarebbe stato decisamente basso e a detta di molti, realmente difficoltoso navigare in alcuni tratti; i turisti incontrati nel mio deambulare che come prima cosa mi dicevano: “Lo sai vero che è un viaggio lungo e l’acqua è bassa?“; “Lo sai che la barca è brutta e il bagno anche peggio?”; ” Lo sai che dovrai essere molto paziente?”; ” Lo sai che non ti danno da mangiare!?”.

Insomma, in base alla domanda di turno, volente o no, per quanto cercassi di dominare la mia mente, classificavo il viaggiatore/turista che mi trovavo davanti in una casellina per tipologia e si fortificava la mia ferma intenzione di volere raggiungere Siem Reap navigando, memore dei due bellissimi giorni di navigazione trascorsi sul Mekong qualche anno prima.

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Prenotato il biglietto alla reception, che nei venti dollari include anche il pick up delle sei del mattino successivo, sono partita armata di acqua (non meno di un litro e mezzo!), snack vari, frutta secca e fresca, un libro contro eventuale noia, la  crema solare protezione 30 (e mi sono comunque bruciata i piedi), l’immancabile carta igienica che qui davvero vi servirà e l’inseparabile macchina fotografica.

Arrivati al molo aspetterete pochi minuti prima che carichino il vostro zainone sulla barca e possiate prendere il vostro posto, non numerato. La barca è brutta? Si. E’ una bagnarola? Certo. I sedili sono scomodi? Assolutamente sì e durissimi. Il bagno? E’ un buco che richiede abbiate frequentato la scuola circense o un corso di acrobatica per sei mesi se lo volete utilizzare in movimento. Non vi danno nè cibo nè acqua, confermo.

Detto ciò, questa è stata una delle esperienze più belle di questo viaggio! Sarà perché vivo in una città sul fiume, Torino, ma con i corsi d’acqua sento un legame particolare. Forse è come per chi vive al mare? Non lo so.
In ogni caso, regalatevi questa esperienza e non prendete il bus!
La barca è utilizzata anche dai locali per tornare a casa e come mezzo che rifornisce di viveri di prima necessità per chi vive sull’acqua. Noi ci siamo fermati diverse volte solo per fare scendere alcune persone o per scaricare delle provviste. Per i turisti invece viene effettuata una sola fermata di venti minuti: potete scendere e sgranchirvi le gambe in un piccolissimo bar che vende bibite e cibo da asporto (riso e frittatina).

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Il rumore del motore sarà fastidioso per tutto il viaggio fino a che non diventerà parte del tutto; l’unica dritta che posso darvi è che, se non avete intenzione di salire sul tetto e rimanendo sotto, è meglio sedersi sul lato opposto a quello dell’autista e a metà fra lui e il motore.
Sarà quello il lato della barca che offrirà lo scorcio migliore per le vostre fotografie e per i vostri occhi.

Questo tratto del fiume Sangker è il più interessante per raggiungere Siem Reap, prima che la barca arrivi al lago Tonlè Sap che, per fortuna, raggiunge quando ormai sarete alla fine della navigazione. Vi accorgerete che state navigando sul lago perché il paesaggio diventerà totalmente piatto e inizierete a vedere altre imbarcazioni cariche di turisti che da Siem Reap partono per escursioni in giornata sul lago.

Chi arriva a Siem Reap in bus e fa questo tipo di escursione sul lago, perde in realtà molta della vita autentica che avete l’occasione di vedere sul fiume. Villaggi che si sono totalmente adattati a questa perenne condizione fluttuante, in cui tutto sembra essere normalissimo e ognuno si muove a proprio agio come tu lo fai a casa tua, solo che nessuno viene a fotografarti sul balcone mentre stendi i panni.
Ancora una volta mi rendo conto che il relativismo culturale non te lo insegna nessun libro ma solo l’esperienza, quella che vivi sulla tua pelle e vedi con i tuoi occhi.

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Il fiume e il tetto della barca mi hanno regalato immagini indelebili: una chiesetta blu con una croce gialla, i bambini in divisa che andavano a scuola guidando loro stessi le barche, i pescatori, il pesce messo perfettamente in fila ad essiccare, mille mani e braccia che si agitano per salutarti a destra e sinistra, le donne che lavano i panni, le reti da pesca ovunque a costellare il paesaggio, le gabbie in cui allevano i coccodrilli e una vegetazione particolare che da lontano fa sembrare capanne quelle che sono in realtà radici aggrovigliate in matasse scure di una bellezza surreale.
La visuale dal tetto è qualcosa di eccezionale, con il sole che ti brucia ovunque ma proprio non vuoi saperne di tornare giù, le gambe penzoloni e la felicità felice.

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Informazioni sull'autore
Emanuela, vive e lavora a Lisbona dove si occupa di social media marketing. Ama: sentire la puzza e i profumi delle strade del sud est asiatico, guardare i disegni che fa il latte mentre si mescola al the, sperimentare lo street food anche a costo di reazioni allergiche, andare per mercatini dell'usato e comprare cose inutili. Odia: l'ignoranza, quelli che sui mezzi pubblici non si tolgono lo zaino, le cose lasciate a metà.
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